Terremoto Abruzzo, Spacca “il modello di ricostruzione delle Marche sia punto di riferimento”

A quasi dodici anni dal sisma del settembre del ’97, che ha colpito Marche e Umbria, Gian Mario Spacca, Presidente della Regione Marche, rivendica la validità del ‘modello Marche’: un modello che ha garantito una ricostruzione veloce e di qualità, trasparente, nella sicurezza, un utilizzo efficiente e rigoroso delle risorse pubbliche e ha evitato fenomeni degenerativi conosciuti altrove. “Un felice binomio di solidarietà e competenza – ha aggiunto Spacca – che ha prodotto eccellenti risultati che sono ‘motivo di vanto per l’Italia’, come ha riconosciuto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del decennale del terremoto”.
IL PRIMO INTERVENTO DELLE MARCHE IN ABRUZZO – Ospedale da campo; telecomunicazioni; squadre di tecnici per l’agibilità degli edifici.
A poche ore dalla prima scossa è scattata la collaborazione tra Regioni e Governo: la Protezione civile marchigiana, alla guida del responsabile Roberto Oreficini, era all’Aquila, con il compito di raccordare anche l’arrivo ed il posizionamento delle unità delle altre Regioni. Sono stati inviati moduli per cucine da campo, servizi igienici, materiale vario, medicinali, unità cinofile. E’ stato allestito l’ospedale da campo con personale medico e infermieristico, unico presidio della zona dopo il crollo dell’ospedale dell’Aquila: struttura di grande specializzazione, fa fronte al primo intervento per poi trasferire i pazienti nei nosocomi con disponibilità di posti, anche quelli marchigiani subito coinvolti. Gli impianti tecnologici installati garantiscono la comunicazione con le sale operative di protezione civile, nazionale e regionale. Squadre di tecnici sono al lavoro per le verifiche di agibilità degli edifici.
1997. IL TERREMOTO NELLE MARCHE
Anche se non paragonabile alla tragedia abruzzese, il terremoto del ’97 fu un trauma terribile per la comunità regionale: tre vittime, lesioni al patrimonio immobiliare (22 mila edifici privati, 2.385 edifici monumentali, 1.336 edifici pubblici), 341 infrastrutture danneggiate, 213 dissesti idrogeologici, 3.687 abitazioni principali evacuate. Danneggiate anche le attività artigianali e industriali.
La ricostruzione è stata di qualità e ha puntato su recupero e restauro conservativo del patrimonio esistente, valorizzando i centri storici che hanno riacquistato nuova vitalità. Solo in pochi casi, e mai nei centri storici, si è proceduto alla demolizione e ricostruzione. I risultati ottenuti testimoniano la straordinaria capacità di reazione e rinascita della comunità marchigiana: le risorse assegnate, 2.900 milioni di euro, sono state utilizzate interamente. La totalità dei cittadini è tornata nelle proprie case, recuperate e ricostruite con moderni criteri antisismici. E’ avviato un impegnativo programma di infrastrutture. Una ricostruzione che ha guardato al futuro e non alla contingenza, trasformando una catastrofe in una preziosa occasione di rilancio dell’intera regione.
Di Luca Ceccacci
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