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Pesaro: Ex Bramante, passa il Piano di valorizzazione

Approvato il cambio di destinazione d'uso. Ricci: "Opportunità per la città"

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Comune di Pesaro

Passa il Piano per l’alienazione e valorizzazione dell’ex Bramante (voto contrario dell’opposizione, ndr). Cambia così la destinazione d’uso dell’immobile (di proprietà della Provincia per l’85 per cento e del Comune per il 15 per cento, ndr), attraverso l’incremento della superficie netta di potenzialità edificatoria, «nell’ambito della volumetria esistente». L’operazione che introduce la modifica nei rapporti della previsione urbanistica, spostando la destinazione prevalente a residenziale e terziario, rientra nella facoltà concessa dalla normativa sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare degli enti locali, «non strumentale all’esercizio delle funzioni istituzionali».

Per l’ex Bramante, inserito dalla Provincia nella categoria, l’alienazione sarà subordinata alla realizzazione di una serie di opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione. “Mille metri quadrati di servizi pubblici – spiega il dirigente comunale Nardo Goffi -; recupero della torre libraria Oliveriana; riqualificazione di percorsi pedonali, aree di sosta e arredo urbano su tratti di largo Aldo Moro e viale Trieste“. Con il richiamo che “il volume generato dalla superficie netta, in previsione, non dovrà essere superiore a quello già esistente“. E la sottolineatura: “L’altezza massima dei nuovi edifici? Pari a quella del fabbricato attuale. La ricostruzione (con la previsione di un piano di parcheggi interrati, ndr) avverrà in parte con i sedimi attuali“.

Dibattito.Remo Giacchi (Forza Italia): “Proposta preoccupante e deludente. La struttura dà identità alla città. Ancora previsioni residenziali? Dal 2010 gli abitanti sono in calo ma si continua a costruire, nonostante l’invenduto. Per me è un bell’edificio: perdiamo un pezzo di storia“. Giovanni Dallasta (Siamo Pesaro): “Delibera frettolosa. Che studi ci sono sul fabbricato? E’ un’operazione scellerata, per mettere una toppa ai bilanci di due enti. Un salto nel buio. Chi ci garantisce che non sarà una seconda via Mazza? Anche lì si parlava di valorizzazione. Ricci vuole essere ricordato come il sindaco che demolisce l’ex Bramante? Chiediamo la salvaguardia della facciata“. Alessandro Pagnini (Pd): “È un contenitore che nel tempo sarà inevitabilmente soggetto a degrado. Con il percorso che scatta oggi lo mettiamo in sicurezza. E incrementiamo il valore che ne trarrà la città, con le opere collegate. La garanzia della qualità dell’intervento? Ci sarà il Piano di recupero, tutti i futuri passaggi saranno trasparenti e vigileremo“. Dario Andreolli (Ncd): “Ci sono lacune forti, manca una visione strategica sui piani di recupero del centro storico.  Spostare gli uffici all’ex tribunale? Non siamo d’accordo, non è la collocazione adatta. Non è una sfida tra passato e futuro, o tra progressisti e gufi. Vogliamo discuterne senza pregiudizi, ma il disegno d’insieme deve essere chiaro e definito“.

Francesca Fraternali (Pd): “C’è l’ indirizzo politico, applichiamo il programma di governo e il ‘costruire nel costruito’. Il progetto? Valorizza la cerniera tra centro e mare. I vincoli? Ci sono: non si potrà fare un palazzo più alto, né più largo. Le plusvalenze torneranno all’ente locale: non c’è speculazione edilizia“. Roberta Crescentini (Siamo Pesaro): “Evidente la mancanza di programmazione: lavoriamo sull’emergenza dello sfratto degli uffici comunali. E  sotto la  minaccia che l’edificio cadrà a pezzi.  Monetizzare? Al Comune andrà solo il 31 per cento. È un sistema per girare fondi alla Provincia. La motivazione dell’alienazione è politica. Si vende per risollevare un ente in default“. Federico Alessandrini (M5S): “Serve far cassa. E allora carta bianca per abbattere qualsiasi stabile. Ma il Bramante fa parte della storia. La svendita dei beni pubblici  evidenzia assenza di visione per il domani“. Fabrizio Pazzaglia (M5S): “La cosa pubblica è di tutti, non di chi la amministra. Si smembra una struttura che è parte della città. Il Comune si attacca al vagone della svendita. Ripensare il progetto“. Ilaro Barbanti (Pd): “La Provincia non c’è più, la situazione è cambiata rispetto al passato. Evitiamo che altri palazzi facciano la fine del San Benedetto. Non lo possiamo permettere, la posizione è strategica. Nel merito della qualità ci entreremo con il Piano di recupero“.

Ricci. Il sindaco: “Il progetto? Rientra nel nostro programma di governo. Mi sorprende che si parli di urbanistica e beni pubblici fuori da ogni contesto socio- economico. Sarò ricordato come il sindaco che ha demolito l’ex Bramante? In realtà, vorrei evitare di essere ricordato come il sindaco dei palazzi pericolanti. Perché questo oggi è il destino delle città, se non c’è strategia sulle strutture pubbliche. Oggi interveniamo contro il degrado“. Cita gli esempi: “Se il consiglio non avesse approvato la valorizzazione di Palazzo Perticari, l’edificio sarebbe stato  abbandonato. Invece poi è arrivato l’intervento del privato. Il San Benedetto? È l’Asur che deve fare una nuova stima, adatta al mercato attuale. Aggrediremo il tema con la nuova Regione. Altrimenti anche quella struttura vivrà il degrado. Oggi non è in sicurezza e non può neanche ospitare un parcheggio nel cortile per i residenti di via Passeri. Anche sul San Domenico, con le difficoltà della fondazione Carisp, dovremo agire con il cambio di destinazione d’uso. In caso contrario nessuno interverrà per la sistemazione“. Insomma: “Le nostre risorse sono limitate. Ma se abbiamo soldi da investire la priorità va alle scuole. Non possiamo pensare di mettere a posto da soli, oggi, tutti i palazzi. È irrealistico, per la situazione delle città italiane. Su Palazzo Ricci abbiamo intercettato fondi europei. In altri casi, come sull’ex Bramante, lo strumento giusto è la valorizzazione“.

Aggiunge: “Non possiamo traccheggiare: su certi stabili si può intervenire con risorse pubbliche, su altri no. La Provincia? Con i nuovi tagli non basta certo l’ex Bramante: la questione è nazionale, anche se qualcuno cerca sempre la polemica locale“. Osserva: “La variante dà prospettiva alla struttura. Così realizziamo il ‘costruire sul costruito’, che non deve essere solo uno slogan. Qualcuno vuole che in città l’edilizia sparisca completamente? Non sono d’accordo. Può essere un’occasione, invece, per stimolare un po’ di lavoro. Se partirà il cantiere ci saranno almeno 20 milioni di interventi e sarà una boccata d’ossigeno per l’occupazione. Senza dimenticare Torre Libraria, largo Aldo Moro, viale Trieste: cosa ci rimette la città?“. Sulla qualità: “Voglio fare una cosa più bella di quella che c’è adesso. La soprintendenza non ha messo nessun vincolo. Oggi non approviamo il progetto: sul Piano di recupero faremo la nostra parte e metteremo il becco. Può darsi anche che nella proposta dell’acquirente ci sia  il mantenimento della facciata: vedremo e valuteremo. La garanzia è il Piano di recupero. Che mi impegno a portare in consiglio, anche se la competenza è della giunta. Ragioneremo insieme. Ma il punto, oggi, è permettere l’operazione. Un buon amministratore? Deve aiutare lo sviluppo, senza consumo di suolo e costruendo nel costruito“. Infine: “Cassa Depositi e Prestiti è un ulteriore elemento di garanzia. Ha espresso interesse per l’immobile. Farà la stima del bene. E se non ci sarà nessun acquirente lo comprerà, per rivenderlo nel tempo. La valorizzazione è un’ opportunità vera per la città“.

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