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Pesaro: “Femminismi” ribatte alla predica del Vescovo Coccia

Il vescovo CocciaNel giorno che la Chiesa Cattolica dedica all’Assunzione in cielo della Madonna, giorno simbolicamente femminile anche per una istituzione dominata dai maschi, arriva inaspettata una sciabolata degna del peggiore maschilismo. Il Vescovo Coccia, rappresentante della schiera degli “uomini in sottana” che formano la comunità più maschilista che ci sia, tradisce lo spirito mariano d’amore e di accoglienza dell’altro e svela una facciata di paura e di odio.

 

Invece di prendere la parola durante la polemica scoppiata a causa del suo diniego a far cantare un Coro di cantanti professionisti stimati per la loro arte e omosessuali, il ministro dell’istituzione che fino all’inizio del ‘900 barbaramente castrava i bambini per farne degli evirati cantori al solo scopo di deliziare le orecchie dei suoi ministri, accusa gli omosessuali di essere “deformazione dell’amore” e si scaglia contro quella società, civile e politica, che ha protestato contro l’esclusione del Coro Komos da una manifestazione pubblica e pagata con i soldi di tutti i pesaresi.

Un po’ come i grandi dittatori, che prima fanno la guerra preventiva e poi parlano solo ai propri adepti per lanciare crociate di odio civile, così ha fatto Monsignor Coccia nella sua omelia declamata il giorno dell’Assunzione, dando degli opportunisti a coloro che avevano parlato del principio di laicità dello Stato e stigmatizzato l’operato incivile della Curia.

Oltre ad aver tradito lo spirito materno di Maria, il Vescovo ha anche tradito il principio del civile confronto, e di scambio con le opinioni degli altri, principio fondamentale della democrazia (e che dovrebbe essere caro ai cattolici) pronunciandosi da un pulpito in cui non c’è contraddittorio.

La solita presunzione di chi appartiene alle gerarchie della Chiesa cattolica le quali sono state, per puro opportunismo politico, campioni dei più grandi inciuci con il Potere della storia del XX secolo, e non per caso ma per strategia. Accusare di opportunismo qualcun altro, e sottrarsi al contraddittorio è proprio ribadire un detto chissà perché famoso… : “da che pulpito viene la predica“.

Il Vescovo di Pesaro ha offeso le persone omosessuali con parole degne di una denuncia collettiva per diffamazione. La sua “deformazione dell’amore” che intende la condanna morale e sociale dell’orientamento sessuale non eterosessuale, è non solo degna dei gargoyles medioevali ma ribadisce la chiusura ad ogni visione ed a ogni comprensione propria di chi parla di cose che non ha mai incontrato.

Ai fedeli la scelta se farsi guidare da un pastore che non vuole vedere. Molti l’hanno già fatta accettando e non nascondendo le minoranze e le diversità. Un milione di persone al Gaypride Roma 2000, mentre andava in scena il Giubileo, ce l’ha gioiosamente mostrato. Noi donne femministe e laiche del gruppo provinciale FEMMINISMI chiediamo che le istituzioni provvedano invece a chiarire al più resto la loro posizione.
 
Info: Fano-Pesaro-Urbino, //femminismi.wordpress.com

dalle donne di Femminismi
 

 

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Mercoledì 18 agosto, 2010 
alle ore 10:44
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