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“Il nostro mare è sotto attacco, Governo e Regione se ne facciano carico”

L'assessora pesarese Maria Rosa Conti: "Le tante possibilità di politiche ambientali vanno attuate subito"

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Maria Rosa Conti

Da Pesaro parte un messaggio: «Le tante possibilità di politiche ambientali vanno attuate subito di fronte a questa emergenza non solo ambientale, ma anche economica: l’Adriatico è infatti un contenitore di biodiversità e al tempo stesso la fonte di un sistema turistico, di ristorazione e pesca essenziali per i territori che vi si affacciano. Il nostro mare è sotto attacco, Governo e Regione se ne facciano carico», a dirlo è l’assessora con delega alla Sostenibilità Maria Rosa Conti.

«Abbiamo numerosi strumenti normativi e finanziari europei, nazionali e regionali. (Ri)partendo dal Contratto di Fiume Foglia, ad esempio, perché la relazione ambiente fiume – mare è interconnessa e interdipendente». Ovvero la salute del mare dipende da un sistema fluviale sano e «in questo senso i Contratti di Fiume sono una grande risorsa per l’Italia e per la programmazione degli interventi necessari per la rigenerazione territoriale delle aree perifluviali, funzionali alla riconnessione dei corsi d’acqua con il territorio agricolo e urbano, adoperando i fondi del PNRR e i fondi strutturali».

I Contratti di Fiume vanno «valorizzati ai fini del raggiungimento dell’obiettivo 6.6 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: “Proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all’acqua, comprese le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, le falde acquifere e i laghi”, favorendo l’introduzione attraverso i programmi d’azione di strumenti economici innovativi, la valutazione, il riconoscimento economico in particolare delle funzioni ecologiche di regolazione (es: laminazione, infiltrazione efficace, depurazione).

Conclude Conti: «occorre attivare immediatamente dall’Europa la Nature Restoration Law (ossia il regolamento per il ripristino degli habitat del territorio europeo di almeno il 30% degli habitat europei minacciati entro il 2030, di almeno il 60% entro il 2040 e di almeno il 90% entro il 2050), le cui opere devono riguardare proprio zone umide, fiumi, coste, mare, oltre a praterie, boschi, ambienti agricoli, verde urbano, con un programma di ripristino della natura europea tanto imponente quanto necessario. Bisogna partire da uno studio e un monitoraggio sulle cause del fenomeno mucillaggine, magari istituendo una Commissione Studio nazionale per approfondire dal punto di vista scientifico e medico le origini del fenomeno e stabilire un piano di prevenzione e di azione specifico a tutela dei territori interessati».

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