Unicobas: commento all’accordo sulla scuola
L’Unicobas della Provincia di Pesaro Urbino commenta la nuova riforma della scuola analizzandola per punti. Ecco la lista..
SCUOLA DELL’INFANZIA
Ritorna l’orario a 40 ore con 2 insegnanti per sezione, ma rimane la possibilità di un’organizzazione oraria solo antimeridiana “a richiesta delle famiglie”. Norma ambigua, perché non si specifica con quali numeri venga attivato l’orario ridotto che, sebbene definito “residuale”, l’ufficio organici degli ex provveditorati tenderanno a preferire in un’ottica di mero risparmio.
Classi “primavera”. Restano, con un’obbligatorietà rafforzata rispetto al passato. Questo rappresenta un aumento dei carichi di lavoro non retribuito ed una dequalificazione evidente della funzione docente.
PRIMARIA
Orario. L’orario di insegnamento viene allungato a 24 ore settimanali di frontale: spariscono contemporaneità e programmazione. Un aumento non retribuito dei carichi di lavoro.
Contemporaneità (e progetti relativi). Scompaiono. Così cade una delle risorse tipiche delle elementari in ordine alla questione della multiculturalità (e non solo).
Classi “ponte”. Restano, con tutto il loro bagaglio di separatezza, discriminazione e razzismo.
Prime del prossimo anno. Su richiesta delle famiglie, le prime del prossimo anno scolastico partiranno a 24 ore (con maestro unico).
Moduli. Le altre classi (se a modulo) con gli anni verranno ridotte a 24, 27 o a 30 ore. A regime, i moduli prevedono solo il maestro unico. Anche il tempo pieno, se non confermato, potrà venire ridotto con tali scansioni orarie. Un’organizzazione di tal tipo è paradossale. Basta pensare alle discrasie che produce. Ad esempio, in una classe il “maestro unico” può essere idoneo all’insegnamento della lingua straniera (o anche alla religione cattolica) ed in altra no. Succede così che il “maestro prevalente” che terrà lezioni di lingua straniera (e/o religione), potrà effettuare meno ore in altre materie, ore che non verranno compensate da nessun altro, essendo di sua esclusiva competenza. Avremo così classi a 24 ore con lingua straniera e religione ed altre a 27: quelle con 24 avranno meno ore per gli altri insegnamenti). Tenere presente che tale norma è costruita a mo’ di trappola: infatti più saranno i genitori a chiedere un orario a 24 o 27 ore e più risulterà “gradita” e vincente la posizione del Governo sul “maestro unico” (anche se verrà chiamato “prevalente”).
Tempo pieno. Ritorna a 40 ore con due insegnanti, però occorre che le richieste dei genitori siano esplicite e categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (tenere presente che gli Uffici organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l’istituzione delle classi a tempo pieno).
Anche qui avremo discrasie: essendo l’orario frontale da effettuarsi pari a 24 ore pro-capite per i due insegnanti del tempo pieno, ed essendo eliminate le contemporaneità, avanzeranno 8 ore che dovranno venire impiegate in altre classi (ulteriore aumento dei carichi di lavoro – vd. valutazioni plurime – e della flessibilità a costo zero). Visto che la Gelmini ha sostenuto pubblicamente che il tempo pieno “crescerà”, i genitori che lo vogliono devono pretenderlo al momento dell’iscrizione, rivendicando, se necessario, l’abbassamento del numero di alunni necessari per formare una classe.
Aumento dei carichi di lavoro. L’allargamento degli oneri di servizio (tutto frontale) difficilmente sarà impugnabile – come avrebbe potuto in assenza di un accordo con le OOSS sottoscrittrici – ai sensi del contratto nazionale, visto che CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda concorderanno a modifiche in linea con quanto pattuito con il Governo Berlusconi e con la Gelmini l’11 dicembre 08.
SCUOLA MEDIA
Tempo scuola. Da 29 a 30 ore, a seconda del “POF”.
Tempo prolungato. Da un minimo di 36 ad un massimo di 40 ore. Per le 40 ore sarà necessario che le richieste dei genitori siano esplicite e categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (tenere presente che gli Uffici organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l’istituzione delle classi a tempo pieno).
Bilinguismo. Scompare: bella coerenza per il governo delle 3 “i”.
SCUOLA SUPERIORE
I decreti attuativi per le superiori verranno redatti ad inizio 2009 ed andranno in vigore dall’a.s. 2010 / 2011. Il Governo non recede di un millimetro rispetto ai tagli previsti (ca 80000 cattedre e 30000 posti ATA), né rispetto agli strumenti immaginati. Del resto, tale rinvio era scontato. Meno scontata è, per un Paese civile, la riduzione a 4 anni di alcuni indirizzi liceali, la sparizione del greco dal liceo classico o del latino dallo scientifico (provvedimenti per i quali si staranno agitando nella tomba persino Gentile e Bottai, fautori della riforma scolastica fascista). La riduzione a non più di 32 ore del tempo scuola per Istituti Tecnici e Professionali ed il taglio generalizzato delle ore per materia (che colpirà soprattutto conoscenze e competenze che sviluppano il sapere critico come le lettere, le scienze, la matematica, la geografia e la storia) e l’impronta monoprofessionalistica, comportamentista e meccanicista che ne seguirà prefigurano – nonostante “l’accordo” – una scuola costruita ad immagine e somiglianza di quella statunitense, senza residui possibili confronti con la tradizione europea.
HANDICAP E SOSTEGNO
Taglio drastico degli insegnanti di sostegno, il cui rapporto medio con i diversamente abili scende da 1 a 4 ad 1 a 2.
ACCORPAMENTI, FUSIONI E SOPPRESSIONE DI SCUOLE (“DIMENSIONAMENTO”)
Verrà attuato dal prossimo anno scolastico e quindi disposto entro il presente a. s., con i disastrosi parametri previsti per le scuole di ogni ordine e grado.
NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE
Il previsto aumento di un punto percentuale del rapporto medio alunni-classe in ogni ordine e grado, viene solo congelato per un anno e solo a causa dell’impatto mediatico che le recenti disgrazie in ordine alla questione sicurezza hanno scaricato sul governo. In compenso non si stanzia un euro per mettere a norma quel 90% di scuole non in regola con dettami a suo tempo disposti con la L. 626 (rivista e sempre in regime di prorogatio in Italia, unico Paese della UE a non aver mandato a regime le norme relative). Né per mettere a norma quel 50% di scuole non a posto neppure dal punto di vista dell’impianto elettrico. Va segnalato che la mancata adozione del piano di aumento del numero di alunni per classe introduce un ulteriore taglio di spesa che graverà sul personale e sul funzionamento della scuola, come prevede il comma f) dell’accordo, che recita: “ferma restando l’adozione di misure compensative idonee a garantire i complessivi obiettivi di riduzione dell’art. 64 del Piano Programmatico…”.
TAGLI DI PERSONALE
“L’accordo” sottoscritto da CGIL, CILS, UIL, SNALS e Gilda, non sfiora neppure il capitolo dei tagli: restano così disposte le riduzioni di 87500 docenti e 40000 ATA, concentrati soprattutto nella primaria, ma anche nella scuola dell’infanzia e nella media (sostegno, educazione tecnica e residua questione del tempo prolungato), nonché quelle “a venire” relativamente a 80000 cattedre di scuola superiore e ad altri 30000 posti ATA.
Dall’Unicobas Pesaro Urbino
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