San’Agata Feltria: Elisabetta Pozzi sarà Annie Wobbler
Elisabetta Pozzi, una delle figure di teatro più importanti e significative nel panorama italiano sarà Annie Wobbler, venerdì 20 marzo alle 21.15, al Teatro Mariani di Sant’Agata Feltria nell’ambito della stagione di prosa organizzata dal Teatro Stabile delle Marche, in collaborazione con il Comune di Sant’Agata Feltria e la Provincia di Pesaro e Urbino.
Elisabetta Pozzi ha iniziato presto a calcare le scene. Dal debutto nel ‘76 (appena diciassettenne) è al fianco di Giorgio Albertazzi (con cui ha lavorato in molti spettacoli) e diretta Squarzina nel Fu Mattia Pascal. Ad oggi servono numerose pagine per contenere il curriculm della Pozzi: ci limitiamo a ricordare le sue collaborazioni con registi del calibro di Peter Stein, Luca Ronconi e Carmelo Bene e quattro premi Ubu, un premio Duse e, per il cinema, un David di Donatello (in Maledetto il Giorno che ti ho incontrato di Verdone).
Annie Wobbler, diretto dalla stessa Pozzi, è il testo del grande drammaturgo ingelse Arnold Wesker autore di ben 42 drammi tradotti in 17 lingue ed allestiti in tutto il mondo.
Tre ritratti femminili il cui autore è un uomo: che punto di vista offre?
Io direi che Wesker pur essendo uomo è riuscito ad essere delicato e con una grande capacità ituitiva, ha realizzato 3 disegni: i primi due in particolare sono personaggi appena abbozzati che però lasciano grande libertà di interpretazione. Tutti e tre lasciano indicazioni precise allo spettatore durante il loro passaggio. La prima è una vecchia di un periodo storico lontano (primavera del 1939). fa le pulizie ma ha una sua dignità. Quindi si parte da una donna senza cultura, che sa di non saper niente, che parla con degli esseri che non ci sono, fantasmi, con un piglio di rabbia per non essere riuscita a diventare niente. La seconda è invece agli inizi della vita e delle relazioni: si è fatta un’istruzione ma si vergogna ma non sa rapportarsi al mondo maschile, non sa se porsi come donna intelligente o usare il suo fascino per sedurre il mondo. Infine la terza ribalta la frittata, è talmente consapevole di se e della sua intelligenza, che risponde a 3 interviste in tre modi diversi. In realtà è delusa di se stessa, pensa di essere un’artista mediocre. E’ diventata famosa si, ma non come voleva, lei avrebbe voluto essere una poetessa. E’ la più completa delle tre.
La sua scelta come è caduta su Wesker e come si trova in queste tre donne così simili e così diverse?
Mi diverto moltissimo, più che altro perchè è una cosa che facevo tanto tempo fa. Un monologo che ho già interpretato quando ero giovanissima. Ora lo affronto in modo diverso ovviamente, ma è stato faticosissimo, mi sentivo così strana all’inizio per ciò che provavo reinterpretandolo. Mi piacciono comunque i testi che mi mettono alla prova, che mi richiedono uno sforzo per lavorare su di me come attrice. In fondo faccio l’attrice perchè mi annoio di me e quindi interpretare altri personaggi mi diverte!”
Quale è il ricordo più bello della sua carriera fino ad oggi?
Ne ho tantissimi, per me il mio lavoro è un privilegio incredibile, ringrazio gli dei di fare un lavoro che adoro e mi diverte. I ricordi sono tantissimi, sono orgogliosa di avere lavorato con i migliori registi e attori italiani. Dallo Zio Vanja con Peter Stein, dove ho trovato soddisfazioni immense, a Il lutto si addice ad Elettra con Ronconi, al lavoro con Carmelo Bene, fino alla collaborazione con mio marito con il quale condivido le attuali scelte.
progetti futuri
Al Teatro Greco di Siracusa farò Medea di Euripide e sarà una grande emozione per almeno tre motivi: il primo che affronto la Medea di euripide dopo averla già recitata secondo altri autori, il secondo perchè la platea di queste rappresentaizioni è di migliaia di persone a sera, e il terzo, ma non ultimo, che, come tradizone si recita un giorno un dramma e un giorno un altro, reciterò a giorni alterni con colui che mi portò in scena a soli 17 anni, Giorgio Albertazzi.
Lo spettacolo andrà in scena anche al Teatro Comunale di Gradara sabato 21 marzo alle 21.15.
Dal Teatro Stabile delle Marche
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