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Intervento di Loredana Longhin in occasione dell’8 marzo

Loredana LonghinCome ogni anno, la data dell’8 marzo ci induce alcune riflessioni sulle condizioni di vita delle donne. Quest’anno, in particolare, di fronte ad una recessione di cui non si vede la fine, avverto più che mai la necessità di “riprendere la parola” per esprimere la rabbia, l’indignazione, lo sconforto che ogni donna prova rispetto al clima politico e culturale di questo momento.

 

Nel nostro territorio, il prezzo della crisi lo stanno pagando i soggetti più deboli e tra questi le donne: nel 2008 la disoccupazione femminile è stata del 7,5%, le più colpite le donne over 45; e anche la precarietà è prevalentemente femminile.

Viviamo il rischio concreto che si torni indietro nei diritti e nelle tutele, mentre l’emergenza “crisi” potrebbe indurre qualcuno a relegare in secondo piano le nostre battaglie: quella per l’aumento dell’occupazione femminile, per la parità retributiva per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, per un sistema di welfare che liberi tempo per le donne ma anche per gli uomini, e ci renda  più ricchi in termini di benessere generale oltre che di reddito. Sono convinta che i nostri valori non possono essere un lusso di cui occuparsi solo in tempi migliori.

Le politiche discriminatorie e familiste del Governo di destra  hanno determinato e determineranno ancora nei prossimi mesi un impoverimento ulteriore del lavoro femminile: dalla cancellazione della legge sulle dimissioni in bianco, al Libro Bianco che prevede l’applicazione del quoziente familiare, al Piano sull’Occupazione Femminile 2020, alla revisione di norme (a partire dalla riformulazione della legge n. 53/00 sui congedi parentali) che hanno segnatamente modificato l’approccio alla conciliazione nelle realtà di lavoro. 

Queste politiche discriminatorie si accaniscono in modo particolare sulle donne immigrate, alle quali spesso vengono negati i diritti, dal lavoro al’assistenza sanitaria alla piena integrazione. E’ necessario cambiare la mentalità di un paese che tende a giustificare e a non condannare le inaccettabili violenze e maltrattamenti contro le donne,  i silenzi vergognosi per i quali non esistono scusanti né di ordine culturale né religioso.

La violenza però non nasce solo dal degrado socio – culturale, purtroppo esiste anche una violenza cosidetta di “Stato”  contro il corpo, contro il diritto all’autodeterminazione,  che riguarda le grandi questioni di tipo etico e che troppo spesso si tende a sottovalutare, a mascherare,a imbavagliare dietro presunti dogmi.

Occorre ripensare, il modello di società in cui viviamo, il modo in cui consumiamo, che mette pericolosamente sullo stesso piano cose e persone. L’oggettivizzazione del corpo delle donne, adulato, idolatrato e infine annientato è il sintomo di un modello di relazioni che torna indietro nel tempo, all’idea che l’unico vero potere sia dato all’uomo dal controllo del corpo femminile.

L’universalità dei diritti, la solidarietà con gli immigrati, la valorizzazione delle donne e del loro lavoro anche quando si tratta di lavoro povero, precario, insieme alla richiesta al Governo di una risposta forte e coraggiosa alla crisi economica  saranno al centro del nostro sciopero del 12 marzo

dalla Segretaria Confederale Cgil Pesaro

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Domenica 7 marzo, 2010 
alle ore 19:38
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