Liste di attesa, ospedali, servizi territoriali: la sanità provinciale nel caos più assoluto
Situazione opaca e insostenibile, le accuse della Fp e della Cgil
Il segretario generale FP CGIL Pesaro e Urbino Roberto Rossini e la segretaria generale CGIL Pesaro Simona Ricci hanno fatto una dura riflessione su quanto sta avvenendo nella Sanità in ambito regionale. La riportiamo qui di seguito. “Nonostante il servizio sanitario anche nel nostro territorio si scopre non più impermeabile alle inchieste per corruzione (nel caos e nel silenzio più assoluto dell’assessore regionale alla Sanità), continuano ad impoverirsi di risorse e servizi pubblici le strutture ospedaliere e i servizi territoriali del territorio. I sindaci non riescono neppure a convocare la conferenza di area vasta che avrebbe la titolarità, per legge, di discutere di programmazione e servizi sanitari, mentre ancora una volta i budget di Marche Nord e dell’Asur vengono pesantemente tagliati“.
“Ad un anno e più dalla delibera di giunta regionale sulla riduzione delle liste di attesa nessun risultato è stato ottenuto e a tre mesi dall’incontro con le direzioni di Marche Nord e Asur alle quali avevamo chiesto conto degli impegni intrapresi e dei risultati ottenuti per abbattere gli odiosi abissi che esistono tra una prestazione in libera professione e il servizio sanitario pubblico e gratuito. Nulla è dato sapere in merito. Dell’operazione trasparenza sulla libera professione dei medici che avevamo chiesto, il silenzio. Nessuna risposta in merito all’attivazione dei Raggruppamenti di Attesa Omogenei della Radiologia (Ecografie e Tac). Marche Nord continua a sfornare inutili modifiche all’atto aziendale: siamo alla terza versione dalla nascita dell’Azienda, modifiche che sembrano rispondere più alle esigenze dei vertici della stessa azienda oltre che agli ordini della Regione di tagliare ancora per dimostrare la presunta virtuosità della sanità marchigiana, senza che l’obiettivo primario, quello che davvero contribuirebbe sostanzialmente a rimpinguare le casse regionali, quello della riduzione della mobilità passiva, venga minimamente intaccato.
Intanto all’Azienda Ospedaliera i lavoratori continuano ad avere un residuo ferie importante, addirittura in alcuni casi del 2013, fatto questo che seppur smentito in passato dall’azienda oggi sta emergendo, visto che i lavoratori e solo loro, ci hanno informato in merito ad alcune ipotesi di pianificazione del godimento delle ferie, che comporterebbero una riduzione dei minuti assistenziali a fronte di una riduzione del personale in turno per il quale si produrrebbe un incremento esponenziale dei carichi di lavoro. Malgrado tutto ciò, non c’è nessuno che chieda conto di come mai questa provincia debba sopportare un taglio così pesante ai posti letto, come mai nessuna delle strutture alternative, come le case della salute, sia stata attivata, come mai nonostante ci sia una delibera di giunta che chiede una verifica su Montefeltro Salute, si chieda a quest’ultima di allargare il suo raggio di operatività anche nell’ospedale di Fossombrone, consegnando ad una struttura che dovrebbe avere una governance pubblica ma che evidentemente non ce l’ha, uno dei più attrezzati blocchi operatori della nostra provincia. Senza nessuna procedura comparativa tra questa opzione e quella di gestire la chirurgia con una integrazione pubblica con Marche Nord.
Nessuna risposta inoltre è stata data alla FP CGIL, categoria che segue i lavoratori pubblici in merito al destino professionale dei dipendenti dell’ospedale di Sassocorvaro che fino ad oggi hanno prestato la loro attività in convenzione con la Montefeltro Salute ne tanto meno su come i lavoratori dell’ospedale di Fossombrone dovranno essere impiegati nelle attività che effettuerà la stessa Montefeltro Salute. Così come non si può non restare perplessi di fronte al fatto del pubblico sostegno manifestato da Confindustria verso la stessa società. Possibile che a queste semplici domande, che ciascun operatore sanitario e ciascun cittadino si fa, nessuno sia in grado di dare una risposta chiara e definitiva? Possibile che non si possa, da questo territorio provinciale, tutti insieme e autorevolmente, dire alla Regione «Basta! Fermatevi!»”.
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