Si riapre il fronte contro il potenziamento dell’aeroporto di Fano
La caduta di un aereo a pochi passi dalle abitazioni non può lasciare indifferente la città ed i cittadini, soprattutto se consideriamo il fatto che del potenziamento dell’aeroporto di Fano si discute da quasi 50 anni (e se non è mai stato fatto un motivo c’è e cioè non ci sono i presupposti), e che da oltre vent’anni esistono cittadini organizzati in comitati che lottano contro il potenziamento di questo e per la realizzazione di un parco in quell’area.
Bene ha fatto il Comitato Bartolagi ha sottolineare la situazione di pericolo rappresentata da un ulteriore potenziamento della struttura aeroportuale. Quello che invece ci ha colpito è il successivo intervento del presidente della Camera di Commercio che accusa di strumentalizzazione e di fare sciacallaggio su di un “incidente isolato”.
Ci ha colpito, infatti, per la superficialità e l’insipienza dei contenuti. Ma, purtroppo, questo non è che l’esempio del modo di ragionare e di operare di tutto il “Fronte dell’aereo-porto”. Drudi afferma che: “ è come se il Comitato chiedesse di chiudere la statale dopo un incidente, evidentemente un paradosso”.
Nessuno mai ha chiesto il blocco dei voli aerei perché ogni tanto gli aerei cadono. Ma basterebbe approfondire un poco la materia per capire la differenza tra traffico auto e quello aereo:
-per prima cosa si imparerebbe che non basta costruire un aeroporto per far atterrare gli aerei di passaggio (e far partire il mega-sviluppo economico ad essi legato, secondo i fan della pista);
-per seconda che per effetto di considerazioni statistico-matematiche si dovrebbe capire che finché ci saranno pochi voli la possibilità di incidenti sarà bassa, ma se questi dovessero aumentare, ovviamente e matematicamente, il rischio aumenterebbe;
-per terza, collegata direttamente all’incidente, è che nel volo aereo la maggior percentuale di incidenti avviene nelle fasi di decollo ed atterraggio (mentre una parte molto minore avviene durante il volo e per casistiche differenti tra loro). Questa è la fase più delicata, quella da tenere in considerazione, visto che si parla non di aerovia sopra Fano ma di Aeroporto a Fano, il luogo dove dovrebbero atterrare e decollare gli aerei, il luogo dove si concentrano i rischi!
A queste considerazioni si deve unire poi il fattore di dove si trova l’aeroporto a Fano, non a decine di chilometri dal centro abitato (in questo caso di sicuro le polemiche sarebbero state sicuramente diverse) ma a ridosso della città, anzi la città e le nuove superfetazioni commerciali-industriali, sono cresciute intorno all’aeroporto.
Questo significa che la concentrazione del rischio insiste su un territorio densamente popolato ed il rischio di incidente aumenta ancor di più la scala di pericolosità.
Infine alcune domande al sig. presidente della Camera di Commercio: cosa significa “incidente isolato”? Che è caduto un solo aereo oppure che non esiste connessione tra questo incidente e quelli avvenuti ai paracadutisti tempo fa, oppure con l’elicottero caduto al mare, una decina di anni fa? tutti incidenti isolati tra loro… ma tutti collegati all’aeroporto!
Cosa significa che l’incidente potrebbe essere provocato da un sasso della pista in erba? Che le indagini sono già finite e che si possono già anticipare i risultati? (Ma con questa affermazione non si sta forse facendo anche una paradossale strumentalizzazione preventiva, cosa di cui accusa invece gli altri?) Si può garantire che nell’eventuale pista in cemento/asfalto non ci finiranno mai sassi?
dal Circolo Culturale Napoleone Papini
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