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“Dieci piccoli indiani” conquistano il Teatro della Fortuna di Fano

Successo du pubblico e di critica per la pièce di Ricard Reguant

“Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno!”

Vittime o assassini?”. E’ sul filo di questa semplice e per nulla banale domanda che si muovono i protagonisti di “Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno”, il capolavoro di Agatha Christie allestito da Ricard Reguant e portato in scena dal 18 al 20 novembre al Teatro della Fortuna di Fano.

Appena le luci si abbassano ci si ritrova catapultati nel 1939: siamo in un salotto borghese di un casa che si trova sospesa nello spazio e nel tempo; un’isola che imprigiona i dieci protagonisti costringendoli ad una convivenza forzata. I personaggi si presentano uno dopo l’altro, incarnando virtù (e qualche vizio) dell’umana stirpe.

C’è la classe operaia, incarnata dal maggiordomo (Pierluigi Corallo) e dalla sua signora (Giulia Morgani), nel duplice ruolo di cameriera e cuoca; ci sono la segretaria Vera Claytone (Caterina Misasi) e Anthony James Marston, che incarnano le leggerezza e la voglia di divertirsi della vita; Il Capitano Lombard (Pietro Bontempo),avventuriero e Don Giovanni, Emily Brent (Ivana Monti) con la sua rigida moralità, il Giudice Wargrave (Luciano Virgilio), signore in terra del bene e del male, l’aristocratico signore della guerra Generale Mackenzie (Alarico Salaroli) ed il titubante Dottor Armstrong (Carlo Simoni).

Non manca nessuno: ben presto però i protagonisti sono costretti ad abbandonare la loro rassicurante maschera sociale: un assassino, un mostro si cela tra loro o, forse, il mostro si trova dentro ognuno di loro. Ecco che la metamorfosi è completa: l’isola diventa un’arena, i dieci rispettabili aristocratici diventano fiere assettate di sangue che mostrano le loro vere identità.

Come in una perfetta partita a scacchi, Agata Christie e Ricard Reguant, dopo aver sistemato le pedine iniziano la loro partita tirando le fila del destino: uno dopo l’altro, i personaggi lasceranno la scena intrappolando gli spettatori nelle trame della vicenda. Nonostante la consapevolezza del destino ineluttabile che attende i ‘dieci piccioli indiani’ il meccanismo ipnotizza tutti i presenti, merito del regista, degli interpreti e dall’atmosfera ricreata dalla scenografia (Maestro Chiti) e dai costumi (Adele Bargilli). Uno spettacolo che si muove con la perfezione di un orologio, una sincronia da non perdere assolutamente.

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