Pochi giorni fa l’Assessore all’Urbanistica al Comune di Fano, Mauro Falcioni, nel commentare la bocciatura della seconda versione della Citta Termale di Carignano da parte della Soprintendenza ai Beni Archittettonici e Paesaggistici delle Marche, citava alcuni dati che non corrispondono al vero.

Questo è un fatto piuttosto grave, e speriamo che sia solo frutto della scarsa conoscenza del progetto da parte dell’assessore.

Dicendo infatti che è  sparito un albergo a cinque stelle Falcioni lascia intendere che è stata cancellata anche la relativa volumetria: invece è stata solo accorpata con un’altra struttura alberghiera. E’ vero, inoltre, che la destinazione per il commercio di Media Struttura (M2), che vuol dire supermercati, è stata tolta ma la stessa superficie in parte è stata spalmata sulle attività commerciali di vicinato ed in parte su altre funzioni, come il direzionale che non è stato affatto eliminato, così come non è stata cancellata la previsione di una nuova chiesa.

Solo la superficie della piscina olimpionica coperta è stata stralciata, ma l’impianto sarebbe stato a totale carico degli enti pubblici e non dei privati come sostiene Falcioni. Comunque sia nel progetto restano alcune piscine scoperte, 1000 mq di s.u.l. (superficie utile lorda) per altri impianti e vengono persino incrementati i campi da tennis.

Di fatto la nuova versione della città termale “perde” 4200 mq rispetto ai 58067 mq del progetto originario, ma ciò non comporta nessuna riununcia da parte dei privati. Restano le previsioni di case ed appartamenti turistici, usi direzionali e pubblici esercizi. Resta un progetto che ha un impatto insostenibile ed ingiustificato sia sotto il profilo ambientale che economico.

Bene ha fatto la Soprindendenza a restituire al Comune di Fano il progetto, il quale  più che alla realizzazione delle Terme sembra puntare sull’investimento immobiliare, a vantaggio dei proprietari e non della comunità locale.

da Flavio Angelini
Presidente della Lupus in Fabula Onlus