Fano: gli ex lavoratori della Dreaming sono ancora senza risposte
Dopo quasi due anni dalla perdita del posto di lavoro duecento e più lavoratori ex dipendenti del gruppo Dreaming (azienda del settore nautico che contava quattro stabilimenti nella zona compresa tra Marotta e Monte Porzio) non conoscono ancora il loro destino.
Non sanno se, come e quando potranno recuperare i loro salari, il loro ‘Trattamento di Fine Rapporto’ ed altre competenze quali la tredicesima, l’indennità di mancato preavviso ecc…
Dopo un anno e mezzo di attesa, infatti, a inizio estate le proposte di concordato avanzate al tribunale di Pesaro da parte di Adriatic Shipyard, Art, Charter & Service, Sea For (queste le aziende del gruppo) sono state via via respinte in quanto lo stesso tribunale ha ritenuto che non ci fossero le condizioni materiali per l’omologa dei concordati stessi.
Avverso a questa decisione le aziende in questione hanno opposto ricorso alla Corte di Appello di Ancona. Nel frattempo i lavoratori tramite le organizzazioni sindacali hanno presentato istanza di fallimento.
Il 19 ottobre c’è stata un’udienza al Tribunale della Corte di Appello di Ancona che ha rinviato la decisione sui ricorsi a metà novembre e conseguentemente il 20 ottobre anche il Tribunale di Pesaro ha rinviato ad una udienza fissata al 15 di dicembre la decisione sulle istanze di fallimento.
Molte sono le domande che i lavoratori si fanno. Perché ci si è accorti che i concordati non erano omologabili solo un anno e mezzo dopo l’inizio della procedura? Come è possibile che debbano trascorrere così tanti altri mesi prima di arrivare ad una decisione definitiva sulla vertenza? E’ giusto che lavoratori che hanno perso il lavoro, che non hanno più nessuna tutela sociale, che (molti) non sono riusciti a ritrovare un impiego, vista la situazione, dopo due anni non abbiano una prospettiva definita per poter recuperare anche in parte i loro crediti e guardare con meno preoccupazione al futuro?
Nel frattempo presso gli ex stabilimenti Dreaming è nata una nuova azienda. E’ un copione già letto: alla fine gli imprenditori rimontano in sella, i lavoratori rimangono a piedi. Sono loro che pagano il conto.
dai sindacati Filca-CISL e Fillea-CGIL
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