Diocesi di Fano: riflessione sull’allarmante fenomeno dei ragazzini che bevono
Il fenomeno dell’abuso di alcool tra pre-adolescenti e adolescenti preoccupa molto la Chiesa e le parrocchie sparse nel territorio diocesanoI recenti fenomeni registrati nelle feste di Natale e Capodanno – che hanno visto adolescenti ricoverati in coma etilico in diversi ospedali della Regione – è la punta dell’icerberg di un mondo non molto sommerso – quanto invece purtroppo visibile alla luce del sole, vedendo molti adolescenti frequentare pub, bar, locali pizzeria-sala giochi e richiedere bevande innocue nel nome e nel colore, ma con una dose altissima di alcool.
Molti di questi locali sono frequentati da adulti che divengono spettatori passivi, assieme ai gestori dei locali, di adolescenti che abusano. L’invito che si evidenza è quello di non tacere – pensando che fossero dei propri figli e/o nipoti – e invitare a desistere da questi rituali che oramai sono spalmati nell’intera settimana e non solo sabato e domenica.
La domanda che viene spontanea porsi è: perché gli adolescenti sentono la necessità di bere così tanto e così precocemente? L’ultima indagine dell’Eurispes (dicembre scorso) che fotografa l’adolescenza in Italia tra le diverse immagini pone in evidenza gli adolescenti, nel 45,5% dei casi hanno con i genitori un dialogo assente (5,1%) o assai sporadico (41,4%), pochissimi parlano apertamente di paure (27%). Tra queste, la principale paura è non essere conforme alle aspettative degli altri: quella di deludere i genitori per il (56,6%), gli amici per il (43%).
Si ritorni a dialogare su tutto con i propri figli, ricordando che una presenza (anche se scomoda) lascia il segno e anche una assenza lascia il segno. I genitori non rinuncino a dire la verità del loro pensiero, pareri e opinioni, consigli e indicazioni. Così i sacerdoti: per timore di perdere l’amicizia dei ragazzi non abbiano paura di parlare loro in modo chiaro, deciso e amorevole, ma senza giri di parole, dicendo loro la differenza tra giusto e sbagliato, bene e male, la vita e la morte, proprio perché il confine tra queste realtà è diventato sempre più sottile confondendo e scambiando tra loro il vero significato.
Che fare, allora? La Chiesa ha dei luoghi educativi e formativi come le parrocchie e il lavoro che svolgono è tanto, vissuto come tessitore di relazioni quotidiane. Ma ha dei luoghi che possono divenire formativi per gli adolescenti che si riprendono dal dopo sballo. Passare del tempo in case famiglia con adolescenti, mensa dei poveri, case di riposo per anziani, istituti per disabili gravi, centri di recupero da malattie da disturbo alimentari è un buon modo per riacquistare il senso della realtà, della vita e dell’impegno quotidiano, del non buttarsi via pensando che tanto non succede nulla.
Ed invece accade tanto perché se si inizia presto a bere è più facile nel tempo che si mettono in atto meccanismi di dipendenza che si rafforzano nel tempo. I genitori, le scuole e le parrocchie portino gli adolescenti che sballano per il piacere là dove il dolore e la sofferenza ha sballato la vita di giovani e adulti, ferendo l’animo e il cuore.
Luoghi come questi sono delle efficaci medicine per recuperare il gusto, non di “alzare il gomito perché così ci sente grandi e forti” ma solo stupidi, ma di rialzare la personale dignità rendendola luminosa con scelte belle e responsabili, ritornando a dire e a dare il valore del sacrificio, del sudore della propria fronte nel conquistarsi il pane, il denaro, il lavoro, l’onestà. Anche le parrocchie, in questo, possono tanto, impostando la stessa catechesi con maggiore attenzione alle problematiche odierne, incarnando il Vangelo e la fede cristiana con l’uomo di oggi, soprattutto con i ragazzi e gli adolescenti.
da Don Giacomo Ruggeri
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