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San Salvatore, quando la schiena ti mette ‘ko’ ora si può tornare a camminare

Un crack alla schiena e sei “ko”, ma tornare alla quotidianità senza dolore è possibile

Uno dei responsabili dell'equipe, CoschieraLa nuova tecnica si chiama Cifoplastica, un intervento chirurgico mininvasivo che in poche ore ti rimette in piedi. Il centro di Pesaro, unico abilitato nelle Marche dalla Società italiana di Radiologia Medica, in un anno ha effettuato circa 40 interventi.

 

La tecnica si chiama cifoplastica ed ha sostituito la vertoplastica, pratica superata dalle equipe di Giovanni Del Prete e Paolo Coschiera, rispettivamente direttori di Ortopedia e Diagnostica per Immagini, con un intervento chirurgico mininvasivo che ti rimette in piedi poche ore dopo il passaggio in sala operatoria. Da circa un anno le due strutture operative hanno messo a punto una tecnica che rivoluziona il trattamento delle fratture vertebrali dolorose.

Quelle, per intenderci, che ti mettono “ko”, ti impediscono di camminare e ti costringono a passare quasi tutta la giornata a letto. Un intervento a tal punto specializzato da aver fatto conquistare alle due equipe il riconoscimento, da parte della Società italiana di Radiologia Medica, di unico centro qualificato della Regione Marche per il trattamento delle fratture vertebrali dolorose da osteoporosi o post-traumatiche

“In un anno abbiamo trattato con questa tecnica circa 40 pazienti con frattura ad una o più vertebre derivanti da osteoporosi o altra causa traumatica – spiegano i due primari –. Queste persone dopo 24 ore dall’intervento sono tornate alla vita attiva. Eliminando il dolore e, soprattutto, prevenendo nuove fratture, la cifoplastica consente di ridurre considerevolmente il ricorso ai farmaci antidolorifici e antinfiammatori con il ripristino della posizione eretta senza fare ricorso a busti ortopedici”. 

E continuano: “La caratteristica peculiare di questa metodica, chiamata appunto cifoplastica, sta proprio nel piccolo palloncino inserito per via percutanea nella vertebra fratturata, sotto continuo controllo fluoroscopico da parte dello specialista. Una volta gonfiato, il palloncino è in grado di riportare il corpo vertebrale collassato quanto più possibile vicino all’altezza originale.

Solo quando la vertebra è stata sollevata al meglio, si procede con l’inserimento del cemento osseo, la cui distribuzione uniforme è garantita dall’accesso bilaterale alla vertebra, tipico di questa tecnica. Dopo l’intervento, il paziente rimane in osservazione per qualche ora, fino ad un massimo di 24 ore”.

Ma è necessario fare una precisazione: “La possibilità di utilizzare questa metodologia va valutata singolarmente – concludono gli specialisti -. Solo l’ortopedico potrà stabilire se il paziente può essere sottoposto all’intervento chirurgico. Sono molti i fattori ad incidere sul tipo di trattamento da consigliare, in particolare la sede della lesione, l’età del paziente e il tipo di frattura”.

dall’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Martedì 5 aprile, 2011 
alle ore 15:51
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