La Salciccia n’tì Canton torna a Castelvecchio il 25 e 26 giugno 2011
La manifestazione enogastronomica e goliardica nella frazione di Monte Porzio
Nelle dolci valli marchigiane, ad un tuffo dal mare e ad un balzo dalla montagna, si erge su un dolce colle l’antico paese di Castelvecchio. Non avete sentito mai l’affascinante storia che aleggia sugli strani abitanti di questo villaggio? Mi sembra questo il momento ed i luogo opportuno per parlarvene.
I Castelvecchiesi, così si fanno chiamare questi bizzarri personaggi, son ben conosciuti dai loro vicini: quest’ultimi ben sanno che non bisogna mai lasciar troppa corda a queste tenere canaglie.
Oggi come nel passato, chi spesso sul far della sera si avventura lungo le strette stradine attorno alle solide mura dell’antico castello, magari per una rasserenante passeggiata o perché inspiegabilmente attratto da forze misteriose, in un battibaleno può trovarsi invischiato, improvvisamente, in un paio di Castelvecchiese ed ancor peggio in un intera brigata di questa gente.
Beh, i poveri malcapitati caduti in queste grinfie verranno rapiti a forza e trascinati nella taverna più vicina (a Castelvecchio la cantina è sempre “an tir d schiopp”), obbligati a tracannare vino, ad abbuffarsi del nostran suino e costretti ad estenuanti partite di morla.
Fintantoché la mente del malcapitato, smarrita nei vapori mistici del vino, improvvisamente, come in un lampo, raggiunge quello che i filosofi orientali chiamano “Illuminazione”: il passato si cancella, il futuro scompare e esiste solo l’inebriante presente.
Sebbene questo intenso stato mistico non può durare che alcuni momenti, esiste un particolare periodo dell’anno, dove per ben due dìquesto strano incantesimo può perdurare: quando per una magica combinazioni di astri il sole si ferma, il giorno sembra mai finire e la notte risulta breve ma intensa.
Stiamo parlando della centenaria, millenaria, risalente alle notte del tempo che fu, Festa della Salciccia N’ti Canton. Celebrata come la madre di tutte le pietanze, la Salciccia, legata alla forza della tradizione contadina, si trasforma come per magia in mille diversi piatti grazie alla potenza dell’impetuose donne Castelvecchiesi.
Milioni di profumi: rasagnoli consumati come pietre in un fiume dalla forza delle dita vibrano sulle tuonante “mattera”, con l’unico scopo di far uscir soavi sfoglie di pasta fresca; braci incandescenti illuminano di sapore le contorte vie, mentre pentoloni traboccanti e fumanti annebbiano la vista; erbe magiche di campo, raccolte ascoltando la luna, avvolgono con il loro tepore la splendida Salciccia.
Ma gli abitanti del villaggio ben sanno che senza il Sacro Nettare Lei si sentirebbe ben sola: pistato con cura per questo importante sodalizio, torchiato a dovere poiché in nulla non si conceda, accompagnato su un carro trainato da vigorosi buoi il divin Bacco è pronto a scaldare il cuore delle genti.
Danze notturne, scatenate dalle febbricitanti musiche proveniente da ogni “canton” del paese, festeggiano questa magica unione. Allontanate la normalità, unitevi in queste due intensi giorni a tutti i Castelvecchiesi.
da Francesco De Finis
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