Ex-ferrovia Fano-Urbino: “un’ autostrada virtuale” per collegare la costa all’entroterra
Finalmente qualcosa si muove a proposito della vecchia ferrovia Fano Urbino: la Provincia di Pesaro Urbino e i Comuni di Fossombrone e Serrungarina vogliono realizzare una pista ciclabile sui binari di loro competenza. Qualche mese fa, evidentemente convinti dal clamoroso successo della Fano Pesaro, erano stati i capigruppo della maggioranza in Consiglio comunale a Fano a presentare una mozione favorevole alla pista ciclabile, sulla quale si spera convergano i capigruppo della minoranza.
Si aprono quindi scenari molto interessanti per una struttura che, così com’è, da un lato non produce alcun beneficio per il territorio e dall’altro rappresenta per le ferrovie un costo di cui sarebbero liete di liberarsi. Si attende quindi che la Regione Marche accolga la richiesta della Provincia di Pesaro di dismettere questo bene collettivo che, se ben sfruttato, può rappresentare una risorsa importante innanzitutto in campo turistico, come dimostra per esempio la ciclabile della Valsugana che muove 250.000 cicloturisti all’anno, con grande soddisfazione dei 130 alberghi dislocati lungo gli 80 km del suo percorso (cfr. La Repubblica del 17/8/2011).
La pista ciclabile è solo una parte di un progetto ben più ambizioso lanciato 15 anni addietro, in grado di stimolare tutta l’economia della valle del Metauro; e in un periodo di crisi come quello che attraversiamo ogni occasione dovrebbe essere colta per favorire lo sviluppo; nel nostro casi si tratta di costruire una “autostrada informatica” che dà la possibilità di trasmettere presto e bene enormi quantità di dati attraverso le fibre ottiche.
Quanto siano importanti le autostrade virtuali con fibre ottiche è dimostrato dal fatto che arrivano “sempre più frequenti notizie di aziende che “delocalizzano” inseguendo non più il minor costo del lavoro ma la maggiore disponibilità di connessione … le imprese manifestano una sempre maggiore insofferenza per il gap infrastrutturale dei territori … la mancanza di banda larga può essere una ragione sufficiente per chiudere sedi e spostarsi altrove … (cfr: La Repubblica – Affari & Finanza 11/7/2011: “Banda larga, miracolo a Milano: Telecom ha detto sì).
Attenzione: la “banda larga” di cui si parla non è quella di cui normalmente si dispone ma una connessione ad altissima capacità che efficienza, la cui assenza oggi determina il vero “divario digitale”.
E’ quindi aperta la concorrenza in questo campo; i territori che realizzeranno per primi queste nuove strutture di collegamento saranno avvantaggiati rispetto agli altri. Potrebbe essere proprio il nostro caso perché da noi non esistono i problemi che normalmente si incontrano nei sottosuoli fortemente urbanizzati (fognature, acquedotti, cavi elettrici, ecc.) in quanto una sede “naturale” per le fibre ottiche è già pronta: è il sedime della vecchia ferrovia che unisce senza interruzione la costa all’entroterra; e, a fronte di enormi benefici per aziende, operatori turistici, Comuni, ecc. i lavori per la ciclabile rappresenterebbero un “effetto collaterale” relativamente poco costoso di cui le stesse compagnie di telecomunicazione potrebbero farsi carico.
da Enrico Tosi
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