Nella giornata del 3 luglio 2012 è stato rinviato a giudizio per tentata estorsioneFrancesco Grisolia di Cosenza, che nel luglio 2012 aveva recapitato a Renzo Oviani – titolare del bar alimentari di Borgo Santa Maria – una pallottola calibro 22 e una lettera di minacce.



In effetti Grisolia voleva che Oviani gli pagasse 180mila euro, senza fare storie: se avesse chiamato la polizia lui avrebbe ammazzato moglie e figli.

Renzo Oviani, però, decise comunque di sporgere denuncia contro ignoti – ancora non sapeva si trattasse di Grisolia – consegnando ai carabinieri la busta ed il proiettile.
Poi ha aggiunto: “Un imprenditore edile a cui ho venduto un appartamento mi ha minacciato in negozio. Non so se può centrare qualcosa”.
 
Per gli inquirenti questa era una pista che hanno deciso di seguire fino in fondo. Domenico Cirone – datore di lavoro di Francesco Grisolia – aveva alzato la voce nel negozio di Ovani perché quest’ultimo gli voleva dei soldi per un appartamento vendutogli e non ancora pagato.
 
Gli accertamenti sulla busta e sul contenuto – oltre che una perizia fonica su una telefonata minatoria fatta sempre alla famiglia Ovani – ha portato la procura ad accusare Grisolia di aver portato la busta chiedendo 180mila euro, mente il suo datore di lavoro, Cirone, di quella minaccia lanciata nel negozio nei confronti di Ovani.

Il processo inizierà il 20 dicembre 2012, perché entrambi sono stati rinviati a giudizio dal GUP di Pesaro.

Grisolia per il momento si trova ai domiciliari in Calabria per altre vicende: l’uomo in fase preliminare si era difeso dicendo di non avere nulla a che fare con questa storia.

Cirone, invece, rigetta tutte le accuse parlando di semplici contrapposizioni contrattuali: non a caso ci sono in corso delle cause civili tra il negoziante di Borgo Santa Maria e l’imprenditore edile.
 

di Veronica Crognaletti