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A piedi dalla Germania alla Puglia in ricordo del padre internato

Tappa a Pesaro per l'iniziativa "Sulle orme di mio padre", messa in atto da Pasquale Caputo

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Tappa a Pesaro per l'iniziativa "Sulle orme di mio padre"

Si sente un “messaggero di pace” Pasquale Caputo, classe 1949, che sta viaggiando da Monaco a Barletta, lungo 1700 Km di cammino “Sulle orme di mio padre e di tutti gli Internati Militari Italiani” come riporta il titolo dell’impresa supportata dall’Asd Barletta dalle Anpi, associazioni di ex internati militari e dalle amministrazioni territoriali incontrate lungo il tragitto.

Come quella di Pesaro, «È bello accogliere in città la testimonianza di pace e di libertà di Pasquale – ha detto Marco Perugini, presidente del Consiglio comunale -. Il suo messaggio ben si inserisce negli esercizi di memoria che, come Amministrazione, stiamo conducendo supportati, tra gli altri, da Iscop, Biblioteca Archivio Bobbato e Anpi. Il ripercorrere il passato insieme ai cittadini è fondamentale per difendere la democrazia, e l’impresa di Pasquale è uno stimolo in più in questo senso, per riportare alla mente che qualcuno ha scelto la democrazia, regalandoci la libertà».

Pasquale Caputo sta infatti rifacendo il percorso che suo padre fece nell’estate del ’45 quando partì dai campi di Moosburg, Memmingen e Kaufbeuren nei dintorni di Monaco, per raggiungere, il 27 luglio la sua Barletta. «Avevo 7 anni quando ho udito per la prima volta il racconto che mio padre fece a mio zio – dice -, e che non riportò più. Dopo qualche anno ho iniziato a pensare a questo progetto; è stato molto difficile recuperare i frammenti del passato». Il primo tassello utile a ricomporre l’intero percorso è stata una cartolina inviata da Francesco alla madre in cui era riportato il numero del campo di concentramento in cui era internato. «Piano piano poi sono nati tutti i collegamenti, gli agganci, le storie che legano i posti attraversati nel mio cammino a mio padre. Grazie anche all’accoglienza di tutte le amministrazioni che mi hanno accolto, alle Anpi (anche quelle tedesche) e alle associazioni di deportati. È anche grazie a loro che posso continuare a portare il mio messaggio di pace e di libertà; un valore che pare scontato e che invece deve essere conquistato minuto per minuto».

Il viaggio, oltre che tenere viva la memoria, vuole essere anche «un momento di riflessione, di insegnamento e di monito sui temi della guerra, quanto mai attuale, delle discriminazioni razziali, delle persecuzioni e dell’immigrazione». Ospite del 28° Reggimento Pavia, Caputo è arrivato ieri a Pesaro e ha incontrato le associazioni locali, tra cui Anpi Pesaro. «Ringrazio Pasquale – ha detto il presidente Francesco Del Bianco – perché quello che sta facendo è un’opera di testimonianza incredibile in cui anche noi di Anpi Pesaro crediamo tanto: per far capire cos’è successo è necessario mettersi in cammino, visitare i luoghi del passato, vederli. È un’azione che ci permette di ricollegarci alla storia nostra, che è la storia delle nostre famiglie, spesso reticenti a raccontare. È quello che serve oggi, e su cui stiamo lavorando portando i giovani a visitare le tracce di memoria seguendo i quattro percorsi indicati nella mappa che abbiamo realizzato».

Ad accogliere Pasquale Caputo, stamattina, anche Mauro Annoni, presidente dell’Iscop di Pesaro; Simonetta Romagna, presidente Biblioteca Archivio “V. Bobbato”; Maria Luisa Dilillo e Francesco Daddato, di Puglia Aicp.

Francesco Caputo, soldato in forza al Reggimento di cavalleria “Ferrara”, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, venne catturato a Verona e deportato nei campi di prigionia tedeschi, andando a far parte di quella schiera di IMI (Internati Militari Italiani) ritenuti traditori dall’ex alleato nazista. Dopo la fine della guerra, tra l’estate del 1945 e il 1946, i sopravvissuti fecero ritorno in patria utilizzando qualunque mezzo, anche camminando a piedi per centinaia e centinaia di chilometri. Tra questi Francesco Caputo, dopo la detenzione nei campi di Moosburg, Memmingen e Kaufbeuren nei dintorni di Monaco di Baviera, intraprese il cammino verso l’auspicata libertà, giungendo alla casa paterna di Barletta il 27 luglio 1945.

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