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Il parere del Comune di Pesaro sul trasferimento dei servizi per la salute mentale

L'assessore Luca Pandolfi: "Una scelta totalmente sbagliata"

Luca Pandolfi

«Spostare gli utenti delle strutture dedicate al disagio mentale di Muraglia, fuori città, è una scelta totalmente sbagliata. Isola, accentua le disuguaglianze e fa fare notevoli passi indietro ad una città che in questi anni sulla cultura della solidarietà, dell’accoglienza e dell’inclusione ha fatto scuola in Italia». L’assessore con delega alle Politiche Sociali Luca Pandolfi interviene sul trasferimento delle quasi cento persone ospitate dalla Cittadella della salute mentale (Rsa Tomasello, dalle Comunità protette femminile e maschile, dall’SRR- Struttura Residenziale Riabilitativa) ad una struttura a Vallefoglia «ad oggi, secondo AST, l’unica in grado di poter ospitare gli utenti, ma lontana dalla città e difficilmente raggiungibile dagli stessi e dalle loro famiglie».

«L’Amministrazione è al fianco del Comitato di tutela dei diritti degli ospiti dei reparti di salute mentale di Muraglia, condivide e sostiene le istanze delle famiglie coinvolte. In questi mesi, già durante la precedente legislatura, ci siamo attivati per individuare le soluzioni più idonee alla gestione di questo delicato momento, che prevede lo spostamento di servizi per consentire i lavori che interesseranno l’ospedale di Muraglia, pur rimanendo di fatto, una scelta dell’AST. La storia del welfare del nostro territorio si fonda sul pensiero di don Gaudiano, il prete degli ultimi, tra i primi ad affrontare il tema della salute mentale, anticipando di decenni importanti conquiste. Già nei primi anni ‘70 segnalava l’importanza di mettere al centro delle scelte di chi gestisce ed organizza servizi, i pazienti. Una visione che fa parte della nostra cultura, dove i pazienti sono visti come persone prima che definiti con la loro fragilità. Oggi, come allora, riteniamo essenziale, per loro e le loro famiglie, evitare l’isolamento delle persone che soffrono di problemi di salute mentale, che al contrario vanno coinvolte in progetti da realizzare nel tessuto cittadino».

Così anche il sindaco di Pesaro Andrea Biancani, che insieme a Pandolfi ricordano quanto già detto nel Consiglio comunale dello scorso 8 agosto: «Il tema è importante e non si può fare finta di niente – dicono -. La sede dell’Apsella non è in grado di poter svolgere le funzioni di socialità che richiedono i servizi dedicati ai pazienti. Abbiamo da tempo presentato all’AST delle proposte su siti alternativi e idonei ad ospitare gli ospiti di Muraglia, tutte rifiutate: Galantara, Casa Roverella, l’ex ostello a Fossosejore e l’edificio dei Padri Comboniani. La prima soluzione, Galantara, non è possibile perché ci sono i lavori. La seconda, Casa Roverella, è di proprietà del Comune, ma nonostante la nostra disponibilità la e un via libera iniziale da parte della direzione dell’AST, non è stata poi ritenuta idonea. L’ex ostello è stato scartato perché dicono essere riservato ad altri servizi, ma quali sono? Ad oggi non mi risultano atti ufficiali che ne definiscano l’occupazione, mi pare piuttosto che non ci sia la volontà di prenderlo in considerazione pur essendo di proprietà regionale. Oppure, dicono siano necessari dei lavori prima dell’accesso dei pazienti nella struttura, lavori che dal mio punto di vista sarebbero già dovuti partire o che, almeno, dovrebbero iniziare quanto prima. Contemporaneamente non mi spiego perché la Regione o l’AST non abbia preso contatti con i Padri Comboniani per valutare l’utilizzo di parte del complesso di Villa Baratoff. È vero, i proprietari dell’immobile non hanno partecipato al bando indetto dall’AST, ma nulla vieta a quest’ultima di indire un ulteriore bando per prevedere la nuova partecipazione. Inoltre, a me non risulta esserci stato un sopralluogo sulla struttura e la cosa confermerebbe le mie preoccupazioni: sembra non ci siano le volontà di procedere verso una via che risulti più comoda e semplice per le famiglie che dovranno usufruire dei servizi».

E conclude Pandolfi: «Una città come Pesaro, fondata sulla cultura della solidarietà, dell’inclusione e dell’accoglienza non può rinunciare a questi servizi. Il coinvolgimento delle famiglie nel nostro territorio comunale è elemento fondante dell’organizzazione dei nostri servizi alla persona. Comprendiamo bene il loro rammarico, che a ridosso dello spostamento (dovrebbe avvenire entro la fine del mese di settembre), non sono ancora state né coinvolte, né informate sulle sorti dei propri cari. Si tratta di un cambiamento delicato, che inevitabilmente avrà un impatto importante sulle persone coinvolte. Utenti fragili, famiglie, ma anche operatori del settore che da anni si prendono cura dei loro pazienti e che potrebbero non avere più il loro posto di lavoro. Un rapporto di conoscenza e di legami reciproci che non può non essere preso in considerazione in questo contesto e che andava costruito e programmato con i dovuti tempi e le dovute attenzioni».

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