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Troppe violazioni nell’impianto del Monte Catria

Mano a mano che le notizie emergono in relazione all’ampliamento e la rimessa a norma degli impianti sul Monte Catria, maggiore è lo sconcerto su questa vicenda.


Il Sindaco di Frontone annuncia che sabato verranno riaperte le piste, probabilmente senza neve, con la presenza per l’inaugurazione delle più importanti autorità amministrative di Provincia,  Regione, Camera di Commercio, del Prefetto ecc.; poco importa che le necessarie autorizzazioni non siano state ancora rilasciate; poco importa, come riportano gli organi di informazione, che il Corpo Forestale abbia avviata una procedura per violazioni di ben quattro vincoli ambientali; poco importa che non vi sia una valutazione di incidenza su un’area posta all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC).

Se arriveranno sanzioni, “qualcuno” (cioè tutti noi) pagherà.

Evidentemente, non conta nulla il fatto che statisticamente le possibilità di utilizzo dell’impianto saranno di pochi giorni all’anno per assenza di innevamento oppure per il mal tempo.

Il giornalista Paolo Rumiz, il due gennaio, sulle pagine del quotidiano Repubblica, riportava una indagine sulla dismissione degli impianti a quote relativamente basse, spesso superiori a quelle del Catria.

L’indagine fornisce un quadro sconfortante di ben 350 impianti chiusi per fallimento dovuti all’assenza di neve, di cui 180 nel solo nord Italia, il che vuol dire migliaia di piloni, tonnellate di cavi in acciaio che il tempo ha reso cumuli di ruggine, centinaia di chilometri di terreni diboscati, squallide strutture in cemento ormai abbandonate, erosione dei suoli e degrado estetico di aree che avrebbero potuto avere ben altre vocazioni.

Ma di questo sembra non curarsi il primo cittadino di Frontone per il quale l’inaugurazione è prioritaria a tutto; “dopo” si penserà ai tanti problemi da risolvere: scarpate che innescano l’erosione del suolo, ferite al paesaggio, ecc.

Soprattutto non sono accettabili, a nostro parere, le argomentazioni riportate dai commercianti di Frontone.  Sappiamo bene che se alcuni territori sono ben conservati il merito è in parte dei propri abitanti, ma questo non può giustificare certe scelte che oggettivamente rovinano il territorio, che è un patrimonio di tutti. Le montagne (così come il mare, le colline o un’opera d’arte) non possono essere di proprietà esclusiva di coloro che vivono più vicini ad esse: si tratta di un patrimonio collettivo, proprio come gli oltre quattro milioni di euro investiti per far riaprire questi impianti e le altre decine, centinaia di migliaia di euro che serviranno ogni anno per farli funzionari, magari solo per qualche giorno, e per documentare una distorta crescita del Prodotto Interno Lordo.

Da Federazione Nazionale Pro Natura – Marche

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Giovedì 22 gennaio, 2009 
alle ore 20:13
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