Le donne della Cgil: no alla violenza e alle ronde
“Le donne della Cgil e del coordinamento Spi della provincia di Pesaro Urbino condannano gli episodi di violenza avvenuti negli ultimi giorni ma anche la conseguente istituzione delle ronde che giustamente il consiglio Comunale di Pesaro, con voto trasversale, ha bocciato.
Le ronde, anziché garantire la sicurezza, rappresentano un modo per strumentalizzare queste tragiche vicende.
Gli episodi di violenza sessuale ai danni di una ragazza di quattordici anni e lo stupro della Garbatella commessi da cittadini romeni sono reati gravissimi, tuttavia non va dimenticato che la maggioranza degli atti di violenza avvengono tra le mura domestiche da conoscenti o parenti.
Il quadro si ripropone identico anche nella nostra provincia, sebbene in maniera ridotta. Secondo una ricerca condotta dal Laboratorio LaRiCA della Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, i casi di violenza denunciati dalle donne alle Forze dell’ordine, al Pronto soccorso dell’ospedale San Salvatore e al consultorio di Pesaro nel 2007 sarebbero circa 200. Nel 37 % dei casi il violentatore è stato o il marito o l’ex marito della donna; per il 20,6% si è trattato di conoscenti delle vittime; nel 19,1% di conviventi ed ex conviventi; poi datori di lavoro e fidanzati. Un dato agghiacciante se si pensa che la violenza, sia essa fisica, sessuale o psicologica, sia stata commessa da persone con le quali era stato intrapreso un rapporto, un’amicizia, un amore. Perché oltre alla lesione della dignità umana e di donna, si vede calpestata la propria vita da persone in cui si era riposta fiducia.
Deve essere chiaro quindi che l’equivalenza immigrato uguale stupratore è fortemente sbagliata e bisogna chiedersi invece a che cosa servano le ronde se la maggioranza delle violenze avvengono tra le mura domestiche. Anche per questo motivo le ronde cittadine sono uno strumento pericoloso e sbagliato perché possono sovvertire il diritto dello Stato e l’ordine democratico.
Nessuno ha diritto di stuprare le donne, qualsiasi sia la nazionalità. Inoltre normali cittadini non devono organizzarsi in piccoli gruppi per presidiare e garantire la sicurezza di un territorio, perché in tal modo si correrebbe il rischio di non gestire la degenerazione in atti di razzismo e di insofferenza e anche di intralciare il lavoro delle forze dell’ordine, cui spetta la tutela della sicurezza dei cittadini”.
Dal Cgil Pesaro Urbino
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