Le donne della Cgil dalla parte di Almas, la ragazza pachistana rapita dal padre
Le donne della Cgil e il coordinamento donne pensionate Cgil, condannano l’episodio di violenza contro Almas, la giovane 17enne di origine pachistana, affidata a un istituto per l’accoglienza dei minori in difficoltà e rapita dal padre. Violenze e maltrattamenti verso le donne sono inaccettabili e non ci sono scusanti né di ordine culturale né religioso.
Tuttavia non vogliamo che il rapimento di Almas venga strumentalizzato per una campagna razzista, tesa ad assimilare tutti gli extracomunitari come delinquenti e fanatici. Non possiamo nemmeno accettare una visione delle culture diverse dalla nostre come statiche e immutabili; le culture cambiano ed evolvono, quella italiana, come le altre.
L’episodio di Almas ci conferma quanto dicono i dati Istat ovvero che la violenza il più delle volte è messa in atto da familiari o da persone ben note alla vittime. E’ necessario svegliare la coscienza collettiva e fare di più per contrastare atteggiamenti che tendono a perdonare, tollerare, giustificare o ignorare la violenza commessa contro le donne.
Ci auguriamo che le istituzioni locali visto che su questo tema hanno promosso campagne di sensibilizzazione facciano sentire di più la loro voce. Il problema, a nostro avviso, prima ancora che di tutela è di crescita culturale verso il rispetto della dignità e della differenza delle donne. L’accaduto, già inquietante, ha in sé un altro elemento di drammaticità che impone a tutti una seria riflessione su quanto sia difficile l’integrazione per gli immigrati di seconda generazione.
In questi mesi l’immigrazione è stata trattata dal governo e dagli opinion-makers solo come fatto di pubblica sicurezza: pensiamo al reato di clandestinità, alle ronde, al tetto per gli alunni stranieri nelle scuole. Poco o nulla invece è stato fatto sul fronte dell’integrazione. Gli immigrati di seconda generazione che condividono sogni e aspirazioni proprie del nostro tempi sono una nuova realtà anche nel nostro territorio dove però il multiculturalismo presenta ancora forti limiti.
da Marina Druda
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