L’Udc di Fano: “Diciamo no all’aborto e alla ru486 fai da te”
L’anno scorso è stato celebrato il ventesimo anniversario della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il primo trattato internazionale giuridicamente vincolante ad affermare i diritti di tutti i bambini. Essa tutela il diritto alla vita anche prima della nascita, perché per me un essere umano è tale già dal suo concepimento.
Premesso questo, come cristiani e Rappresentanti dell’UDC non possiamo che accogliere con grande dolore la notizia della prima interruzione volontaria della gravidanza in regime di ricovero ordinario avvenuta in Italia. Purtroppo il 7 aprile scorso al Policlinico di Bari, dove la sperimentazione era stata avviata dal 2006, è stata somministrata per la prima volta la pillola “italiana” Mifegyne o come viene più comunemente chiamata Ru486, alternativa farmacologica all’aborto attraverso l’intervento chirurgico.
Se per quest’ultimo però la Legge 194 del 22 maggio 1978 prevede l’obiezione di coscienza, lo stesso non può dirsi per la Ru486, la cui prescrizione e fornitura rientrano nella normale giurisdizione del rapporto medico-paziente non contemplando la possibilità da parte del medico di negare un trattamento richiesto dal paziente sulla base di convinzioni morali personali. Inoltre una volta assunta la Ru486 l’espulsione dell’embrione avviene fuori da una struttura ospedaliera, lasciando la donna ulteriormente isolata ed esposta al concreto rischio di subire gravi danni psicologici nonché fisici.
Non parliamo infatti di una semplice aspirina, presa per sconfiggere un malessere passeggero, ma di un farmaco che di fatto pone fine ad un’esistenza. Donne che hanno ricorso a questa pratica, completata a 48 ore di distanza dalla somministrazione di una seconda pasticca (la Prostaglandina), raccontano di forti disturbi nei giorni successivi e di una sensazione orribile per la consapevolezza di quello che stava avvenendo. Insomma, un’esperienza scioccante, aldilà delle implicazioni etiche che pure sono rilevanti.
L’art. 1 della Legge 194, che introdusse l’interruzione della gravidanza, afferma che “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”, ma la gestione di questa Legge, che avrebbe dovuto prevenire le cause che spingono le donne al dramma dell’aborto, comprese adeguate politiche familiari, ha avuto un’attuazione troppo parziale e l’aborto è divenuto una strada a senso unico, addirittura sostenuto come un “diritto” dalla cultura laicista.
Occorre quindi un’applicazione corretta della Legge 194, onde evitare che l’aborto sia utilizzato ai fini della limitazione delle nascite in linea con il suddetto art. 1 e allo scopo di sostenere l’attuazione di ogni forma di aiuto e difesa della maternità.
In America la Food and Drug Administration dopo aver provato più volte a ritirare la Ru486 dal commercio, in seguito alla morte di una ragazza di 17 anni che vi aveva fatto ricorso, ha contrassegnato la pillola con una banda nera, riservata ai farmaci pericolosi per la vita. La pericolosità della Ru486 è stata riscontrata persino in un Paese come la Cina, notoriamente non rispettoso dei diritti umani.
In merito alla Ru486, che da oggi viene somministrata sul territorio nazionale, anche la regione Marche non può ignorare, nel consenso informato alla donne, le 29 morti già accertate per l’uso della pillola abortiva, nonostante l’azienda produttrice del farmaco, la francese Exelgyn, continui ad affermare la cifra ufficiale ferma a 16 decessi. La morte è peraltro solo la più grave di tutta una serie di conseguenze imputabili all’uso della Ru486.
Tale pillola abortiva infatti, sorvolando sul fatto che sopprima il nascituro, implica pesantissime ripercussioni sulla salute delle donne, così riassumibili: dolore o crampi nel 93,2 per cento dei casi, nausea nel 66,6 per cento, debolezza nel 54,7 per cento, cefalea nel 46,2 per cento, vertigini nel 44,2 per cento e perdite di sangue prolungate fino a richiedere una trasfusione in alcuni casi.
Quindi chiediamo alla Regione Marche un NO convinto all’uso della ru486.
Info: Davide Del Vecchio (Segretario UDCFANO) cell. 3356174469 e Pierino Cecchi (Capo Gruppo UDC in Consiglio Comunale) cell. 338/1262182.
da Davide Del Vecchio
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