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La Cgil di Pesaro contro la manovra del “gratta e vinci”

Il taglio dei piccoli comuni? Non fermeranno l’antipolitica togliendo il gettone di presenza al consigliere comunale di Frontino. Il commento di Simona Ricci

Simona Ricci sulla manovra collettiva“Scavando sotto la superficie della retorica politica spesso si scopre un deserto, una povertà di idee e di responsabilità che creano sgomento. Peccato che in quel deserto siano costretti a vivere sempre più cittadini in condizione di bisogno e di estrema difficoltà.
 

Persone alle quali il Governo, tra le pieghe di una pesantissima e pericolosissima manovra finanziaria, l’ennesima, densa di sacrifici per chi ha poco o non ha più nulla, inserisce, tra le altre cose, una nuova pioggia di lotterie e di gratta e vinci che riempiono le casse dello Stato e creano quel miraggio pericoloso e degradante che si nasconde dietro l’apparentemente innocua domanda: “Chi vuol essere milionario?”.

Se ne vanno cosi ogni anno circa 1000 euro per cittadino italiano, il 7% dei consumi privati del paese. Basta chiedere a qualche medico del servizio dipendenze patologiche per capire che la dipendenza da gioco è una vera malattia sociale che aumenta anche grazia alla propaganda che crea illusioni dannose e pericolosi falsi miti.

Si parla e si scrive come si pensa, i linguaggi sono sempre indicativi e rivelatori. Allora come non leggere dietro quel “contributo di solidarietà” per i redditi sopra i 90.000 e i 150.000 euro, per giunta una tantum, come una donazione per i più bisognosi, che tali resteranno, qualcosa che ha a che fare con la filantropia pura, anche nei linguaggi appunto.

Lasciano ancora una volta nello sconcerto chi abbia voglia di dilettarsi nella comparazione dei redditi dichiarati dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, da un lato, e dal lavoro autonomo e dall’impresa dall’altro. Ci si legge un paese rovesciato, un paese immaginario. Alcuni, come noi, ci leggono l’ingiustizia più grave di cui soffre il paese, la madre di tutte le ingiustizie.

Filantropia al posto di un sistema di welfare pubblico e universalistico, quello che il ministro del Lavoro Sacconi vorrebbe demolire nella sua furia ideologica contro tutto ciò che la Cgil difende con le unghie e con i denti; un sistema che per molti resta l’unica ancora di salvezza. Ma qualcuno ci ha ricordato che siamo sul Titanic e qui, le scialuppe, si sa, sono per pochi.

Qualcuno, sorridendo, ha posto l’asticella per le province e i comuni a 300.000 e 1.000 abitanti, convinto di aver sfamato la “bestia famelica” dell’antipolitica che tutto divora e tutto distrugge. Come se i costi spropositati della politica dipendessero dal gettone di presenza del consigliere comunale di Frontino e non, invece, per esempio, dai costi decuplicati di qualche mega appalto per lavori pubblici di una media-grande città italiana.

Tutti accorrono al capezzale della politica, quella vera, pensando che basti alzare il numero di abitanti a 300.00 o inventarsi qualche macro-regione per salvarla. Già sono pronti i ricorsi sulla norma “ammazza province” e avremo di che parlare per un po’. Noi, da oltre 10 anni, chiediamo anche ai nostri sindaci e alla Regione di accelerare il percorso per la gestione associata dei servizi pubblici locali ma che volete…le considerano richieste così, tanto per dire qualcosa.

Da tre anni la Cgil, in totale solitudine, tenta di spiegare al paese, anche a qualche amministratore di sinistra affascinato dal piglio “simil-manageriale” di Brunetta, che, dietro le pagliacciate del ministro della Funzione pubblica. c’è il nulla, quando va bene. Quando va male c’è il pretesto che serve al suo collega Sacconi per smantellare i servizi pubblici. Oggi quel ministro che insulta i precari, viene egli stesso continuamente insultato e dileggiato dai suoi colleghi di governo, tra i quali brilla Bossi, il padre di questo federalismo che assomiglia sempre di più all’ennesimo pasticcio all’italiana.

Il federalismo non è morto semplicemente perché non è mai esistito. Hanno solo cambiato nome a imposte e tasse introdotte a causa dei tagli lineari che in questi anni hanno fatto a comuni, a province e alle regioni. Li hanno chiamati Imu, addizionali regionali e comunali, accise, imposta sulla RC auto e così via.

A settembre dovremo, gioco forza, cambiare i linguaggi, i contenuti delle scelte da fare. Sarà durissima: dovremo ancora e di più fare i conti con aziende che licenziano (in molti hanno già dichiarato esuberi, molti contratti di solidarietà sono in scadenza e non c’è nessuna ripresa all’orizzonte). Il costo della vita sta diventando insostenibile per chi ha un reddito fisso da lavoro, quando c’è, o da pensione, se ci sarà ancora.

Ci vorrà  molto coraggio e molta responsabilità per chiamare le cose con il loro vero nome, senza infingimenti. Non è più tempo di sfumature, di sotterfugi o di “giudizi articolati” sulla manovra finanziaria. Questa manovra per noi è molto chiara: toglie a chi ha già poco e fa dormire sonni tranquilli a chi problemi di “insonnia” non ne ha mai avuti.

E’ urgente e necessario scegliere la strada dell’uguaglianza e dell’equità dichiarando con chiarezza da che parte si vuole stare e per fare cosa”.
 

dalla Segretaria Generale Cgil Pesaro

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Giovedì 18 agosto, 2011 
alle ore 8:12
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