Urbino: Confesercenti dice no alla tassa di soggiorno
Nell'incontro del 14 marzo tra l'associazione e il sindaco Gambini si è fatto il punto della situazione
Sabato 14 marzo una rappresentanza della Confesercenti di Urbino composta dal direttore provinciale Roberto Borgiani, dal coordinatore provinciale Assoturismo Gianluigi Campagna, dal presidente comunale Giorgio Buccarini e dal coordinatore di zona Guido Formica, ha incontrato il sindaco di Urbino Maurizio Gambini. Nel corso dell’incontro si è fatto il punto su alcune situazioni che la nuova amministrazione ha impostato e che sono di grande utilità per il territorio: politica turistica, rivitalizzazione del centro storico, progetto di riqualificazione dell’area di Borgo Mercatale, alcuni dei temi trattati. Confesercenti ha riaffermato l’intendimento di contribuire in maniera fattiva alla soluzione degli annosi problemi della città ed ha apprezzato l’impegno che la nuova Giunta sta mettendo in particolare nel settore del turismo con le tante iniziative già realizzate e con quelle che si realizzeranno.
In merito alla paventata introduzione dell’imposta di soggiorno, mai emersa in campagna elettorale, né contemplata nel programma di governo del sindaco Gambini, Assoturismo Confesercenti ribadisce la propria totale contrarietà, sia a livello locale, sia a livello nazionale. Il pensiero, infatti, è che si tratti di un appesantimento inutile e ingiustificato, soprattutto in un Paese come l’Italia, in cui si offrono meno servizi che all’estero, troppe iniziative sono strozzate da burocrazia, cavilli e tasse, i turisti stranieri affrontano spese di carburante, autostrada, parcheggi più alti che altrove e le strutture turistiche non riescono a qualificarsi come vorrebbero a causa di una serie di fattori, dall’eccessiva fiscalità, alle difficoltà nell’accesso al credito.
A tal proposito, Confesercenti coglie l’occasione per bocciare la politica dell’attuale Giunta regionale che da diversi anni non è riuscita a recepire – o non ha voluto farlo – alcuna istanza degli albergatori soprattutto relativamente ai finanziamenti europei – e non solo – per incentivare ed aiutare le strutture ricettive ad adeguarsi ai nuovi standard internazionali.
A Urbino si stanno facendo certamente cose egregie per il turismo e, da questo punto di vista l’Amministrazione ha tutto il diritto di chiedere un aiuto economico, ma non bisogna illudersi sul fatto che i poco più di 200 mila euro che verrebbero raccolti con la tassa di soggiorno potranno cambiare le cose e dare un aiuto decisivo all’amministrazione. Urbino non è Firenze o Roma: l’afflusso di turisti, intesi anche come business ed altro, è ancora molto ristretto e i fatturati delle strutture ricettive sono tre volte più bassi di quelli di un hotel di pari categoria di altre città. Alcune strutture hanno già chiuso, altre sono diventate stagionali e i prezzi sono sempre più tendenti al basso. Inserire una tassa sul turismo in questo momento non è opportuno. In più, Urbino non è una meta facilmente accessibile e chi arriva fa già uno sforzo logistico di non poco conto. Si pensi poi ai genitori che vengono a trovare i propri figli iscritti all’università e che si fermano nelle strutture ricettive. Oppure ai gruppi: di questi, nemmeno l’1% di quelli che vengono a visitare Urbino, alloggia in città. Alloggiare sulla costa, infatti, significa avere più distrazioni e, la sera, più alternative. Ai gruppi che alloggiano in città, più che mettere una ulteriore tassa bisognerebbe diminuire la somma che pagano per il carico e scarico pullman.
Quindi, ribadendo la assoluta contrarietà alla tassa di soggiorno, Confesercenti invita il sindaco a ritornare sui suoi passi. Se questo non dovesse avvenire, l’associazione chiede almeno che la tassa venga applicata a partire dal 1 gennaio 2016 -e non dal 1 giugno 2015 come paventato- e concordando con gli operatori sia le possibili agevolazioni per gruppi, famiglie, soggiorni lunghi ecc. sia le finalità di spesa alle quali saranno destinate le risorse raccolte attraverso l’imposta stessa. Per questo, Confesercenti sollecita il Comune a costituire una specifica commissione, rappresentativa anche degli operatori, che ogni anno decida dove e come investire i proventi della tassa in questione.
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