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VI Rapporto UniCredit sulle Piccole Imprese: le Marche fuori dalla crisi e meglio dell’Italia

L’indice di fiducia degli imprenditori è più alto riguardo il sistema economico locale che per quello nazionale. Qualità e innovazione le ricette per il rilancio produttivo delle aziende del territorio
 
Il logo dell'Unicreedit GroupGli imprenditori marchigiani sono più ottimisti sulle Marche che non sull’Italia nel suo complesso. E’ quanto emerge dal VI Rapporto UniCredit sulle Piccole Imprese, un’analisi basata sulle interviste dirette ad un campione composto da 250 piccoli imprenditori locali. Ed è proprio la fiducia nel futuro, che è maggiore nella capacità di reazione del sistema produttivo locale che non di quella dell’Italia, a contraddistinguere le Pmi marchigiane.

 

Tanto ottimismo e fiducia, quindi, sostenuta dall’esperienza e dalla forza del sistema produttivo locale e nonostante la crisi abbia decisamente rallentato investimenti ed esportazioni. L’analisi condotta nel Rapporto si sviluppa lungo tre filoni: la valorizzazione del territorio, l’internazionalizzazione e l’innovazione. Tre aspetti legati fra loro, dai quali dipendono il futuro e la prosperità del sistema produttivo marchigiano.

Tornando alla fiducia la crisi ha soffiato forte sulle imprese del territorio ma nonostante i timori per l’andamento dell’economia reale, per gli imprenditori il peggio sembra ormai alle spalle e l’indice di fiducia 90 risulta essere di 11 punti superiore rispetto al 2008, in particolare su investimenti, occupazione e tempi di incasso. 

Da parte dei piccoli imprenditori – spiega Zeno Rotondi, Responsabile dell’Ufficio Studi Divisione Retail di UniCredit -  emerge comunque la consapevolezza della necessità di un cambiamento strutturale, anche al di là della congiuntura negativa legata alla crisi, per cui si rende necessario azionare tutte le leve competitive disponibili: la qualità è individuata quale strategia competitiva, tanto nel breve quanto nel medio-lungo periodo. Nell’immediato gli imprenditori hanno risposto contenendo i costi, mentre per il futuro mirano a migliorare la commercializzazione”.

I comportamenti però  si differenziano per area: nel breve periodo per gli imprenditori marchigiani l’aspetto più importante è costituito dall’aumento della qualità di prodotti e servizi (71% sostanzialmente in linea con il totale Italia 73,1%) con una attenzione particolare per i contenuti tecnologici delle offerte.

La crisi, comunque, ha colpito duramente anche nelle Marche. Tra le cause che hanno maggiormente creato difficoltà alle Pmi marchigiane, l’83% indica l’allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti e la riduzione delle vendite in Italia. Ma anche, seppur in misura minore, l’aumento del costo delle materie prime (50,4%) la richiesta di rientro dalle linee di fido (43,4%). 

A proposito di credito. La minore crescita degli impieghi registrata nelle Marche, che il Rapporto mette in evidenza, sarebbe dovuta al congelamento dei piani di investimento oltre che da tensioni nella gestione finanziaria dell’azienda a causa dell’allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti, del calo delle vendite in Italia, dell’aumento dei costi delle materie prime. 

Il settore bancario, comunque, ha saputo sostenere l’economia produttiva, a fronte della debolezza in termini di patrimonializzazione delle aziende. Gli istituti di credito italiani, di fronte alla crisi, hanno saputo dimostrarsi flessibili in termini di valutazione del rischio di credito, quando i modelli di valutazione del merito creditizio ispirati a Basilea II si sono dimostrati prociclici. 

Il nuovo modo di fare banca – afferma Massimo Marroni, Direttore Commerciale per le Marche di UniCredit – ripone maggiore attenzione alla relazione con il cliente, a porsi come riferimento stabile sul territorio, a stringere accordi significativi con partner strategici quali Confidi e Associazioni di Categoria, che vengono così a svolgere un importante ruolo di mediazione con le banche rispetto all’accesso al credito delle piccole imprese”. 

E, a proposito della patrimonializzazione, quella delle Pmi marchigiane non sempre è  adeguata, a quanto emerge dal rapporto. Se è vero che, nel complesso, gli imprenditori delle Marche (il 70% del campione intervistato) ritengono la solidità della propria azienda adeguata all’attività svolta, però sembra che gli imprenditori non mettano chiaramente in relazione la solidità patrimoniale con una maggiore opportunità di sviluppo del proprio business. 

Infatti ben il 36% (rispetto al 31% del totale Italia) ritengono che anche con una maggiore solidità e non ci sarebbero nuove opportunità, mentre per contro solo il 33,7% (rispetto al 41,1% dell’Italia) ritiene che avrebbe maggiori opportunità con una più elevata patrimonializzazione. 

In sintesi gli imprenditori intervistati non sembrano essere coscienti che la sottopatrimonializzazione, oltre a costituire un limite alle opportunità di sviluppo delle imprese, comporta dei vincoli al rapporto con la banca, soprattutto in termini di condizioni praticate e di volumi erogati.

da Daniele Chieffi
 
 
 
 

 

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Sabato 20 febbraio, 2010 
alle ore 14:42
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