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Provincia di Pesaro e Urbino: situazione grave, economia a rischio default

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La CNA evidenzia gli effetti della crisi e la mancanza di prospettive per le imprese

Aziende che continuano a costo di grandi sacrifici a stare in piedi, altre che vengono smembrate o trasferite (clamoroso l’ultimo caso della Artic), altre ancora che si arrendono e chiudono. A poco meno di un mese dalla ripresa dell’attività dopo le ferie, il quadro economico a livello provinciale è a dir poco sconsolante.

Nelle Marche la provincia di Pesaro e Urbino (gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al secondo trimestre 2011), viene all’ultimo posto con Fermo prima, che sta trainando la ripresa in maniera più evidente, con incrementi di produzione e fatturato pari a +3,5 per cento. Nella provincia di Pesaro e Urbino produzione e fatturato crescono solo del +1,7 per cento per entrambi gli indicatori (la metà della crescita di Fermo).

La provincia è ultima anche nel ritmo di crescita dell’export per le imprese intervistate: mentre Fermo conferma di attraversare una fase particolarmente favorevole all’export, con un incremento tendenziale pari al +7,6 per cento, Macerata cresce del +5,9 per cento, da Ascoli Piceno del +5,7 per cento, Ancona e Pesaro si fermano al +4,6 per cento.

La provincia di Pesaro e Urbino è il “fanalino di coda” anche per gli ordinativi: Fermo (+2,9 per cento); Ancona (+1,8 per cento); Macerata (+1,7 per cento) e Ascoli Piceno (+1,5 per cento). Pesaro si ferma al +0,5 per cento. Si stima che nel terzo trimestre il livello sia sceso addirittura allo 0,1%. Anche per la principale realtà distrettuale della provincia, quella del legno mobile, le indicazioni di Unioncamere sono sfavorevoli:  secondo la Giuria della congiuntura di Unioncamere, a livello settoriale, si evidenzia che: “in terreno positivo sono solo le industrie metal meccaniche (+4,2 per cento) e le industrie delle macchine elettriche ed elettroniche (+3,0 e +5,5 per cento). Dall’altra parte troviamo situazioni di sostanziale stazionarietà, come nel caso della filiera energia e altre industrie manifatturiere (+0,1 per cento di produzione e di fatturato) e delle industrie del legno e del mobile addirittura (-0,1 per cento e -0,3 per cento per quanto riguarda, rispettivamente, produzione e fatturato). Legno-mobile in crisi anche secondo i dati rilevati da Unioncamere sull’export: con le esportazioni del legno e mobile (-0,1 per cento). Gli ordinativi dell’industria manifatturiera mostrano: -0,2 per cento per la filiera energia ed altre industrie manifatturiere; -0,3 per cento per i tessili ed abbigliamento; -0,5 per cento per il legno e mobile, fino ad arrivare al -1,4 per cento degli alimentari.

Tra i settori, che probabilmente subiranno un arretramento del volume degli ordinativi esteri, oltre alle metalmeccaniche e ai mezzi di trasporto (-15 punti percentuali), vi sarà il legno e mobile (-17 punti) e le macchine elettriche ed elettroniche (-25 punti percentuali).  Non parliamo poi della crisi strutturale che riguarda settori come l’edilizia, la nautica, il tessile-abbigliamento che registrano percentuali ancor più disastrose.

“Un quadro davvero sconsolante – commentano Camilla Fabbri e Giorgio Aguzzi, rispettivamente segretario e presidente della CNA di Pesaro e Urbino – che indica quanto purtroppo avevamo previsto da tempo: un’ulteriore perdita di posizioni nella classifica economica che ci vedeva locomotiva delle Marche ed ora fanalino di coda nella regione. Una situazione determinata dai contraccolpi di una crisi devastante che ha provocato la chiusura di centinaia e centinaia di aziende, soprattutto nel settore manifatturiero e del conto-terzismo quello a più alta vocazione. Si parla poco dei piccoli (aziende da 3 a 10 dipendenti), ma sono tantissime quelle che in questi due anni hanno chiuso i battenti; si calcola almeno 2000. Insomma, siamo una provincia a rischio default: imprenditori e dipendenti si uniscono in un grido di dolore che a livello centrale fatica ad arrivare, visti gli esiti dell’ultima manovra finanziaria varata dal Governo che non prevede alcuna misura a favore della crescita ma solo nuove imposizioni.

Le nostre imprese dice Camilla Fabbri non ce la fanno più: siamo al finale di partita. Se chi governa ha ancora un briciolo di dignità e di amore per il proprio Paese faccia qualcosa di concreto per la nostra economia e per le imprese, subito, in queste ore e non nei prossimi giorni, oppure si faccia immediatamente da parte. Si traggano le conseguenze di una situazione insostenibile e si faccia comunque prevalere il bene comune. La manovra di finanza pubblica appena varata per circa due terzi tende a ripianare il deficit attraverso il ricorso a maggiori entrate. Minori trasferimenti  che costringono gli Enti locali a maggiori imposizioni. Da una tale impostazione, derivano pesanti effetti depressivi a carico dell’economia reale, riassumibili in una pressione fiscale complessiva proiettata, già a breve, verso il nuovo record storico del 44,5%.

Chi oggi governa – prosegue Giorgio Aguzi – deve essere consapevole della assoluta necessità, per l’Italia, di perseguire obiettivi di crescita e dell’urgenza di  riforme profonde. L’agenda che CNA propone è nota: meno spesa pubblica e profondamente riqualificata; liberalizzazioni di settori ancora protetti e privatizzazioni di quote importanti di patrimonio immobiliare e mobiliare pubblico; riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e sblocco di  investimenti infrastrutturali prioritari; semplificazioni e riforma della pubblica amministrazione; modernizzazione del welfare e delle relazioni sindacali.

Occorre, in particolare – concludono Fabbbri e Aguzzi – avanzare nell’azione di contrasto e recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale e delle imprese irregolari. Contro di esse, va assicurato l’impegno più determinato dello Stato e di tutti i contribuenti in regola, anche mediante un accorto uso del contrasto d’interessi. Affrontare e risolvere queste necessità è davvero una comune responsabilità repubblicana, ma è anzitutto responsabilità del Governo. Come se non bastasse in questo quadro devastante aumentano anche in provincia di Pesaro e Urbino le difficoltà nel rapporto tra imprese e banche. Gruppi bancari sempre più sovraesposti a declassamenti e speculazioni e imprese che si vedono negare crediti e finanziamenti a livello locale per ordine delle direzioni centrali”. 

dalla CNA di Pesaro e Urbino

Redazione Pesaro Notizie
Pubblicato Mercoledì 28 settembre, 2011 
alle ore 18:58
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